Sindacati preoccupati per i tagli ai posti letto alla Rsa di Santa Rufina. Di seguito la nota congiunta Cgil-Cisl
CGIL Rieti-Roma-Valle Aniene e CISL Roma Capitale e Rieti rendono noto che la delicata situazione economica relativa ai costi pubblici per il ricovero delle persone anziane non autosufficienti presso le Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA) convenzionate, con l’annuncio, da parte della Regione Lazio di tagliare le spese di compartecipazione a suo carico dall’80% al 16,89%, anche a Rieti è diventata una triste realtà. A restare vittima di questo gioco perverso che si sviluppa sulla pelle dei poveri assistiti è stavolta la Rsa di Santa Rufina, che si è vista rimodulare i 70 posti letto in mantenimento A e i 7 posti semiresidenziali in mantenimento, a soli 38 posti in mantenimento A e in 7 posti semiresidenziali in mantenimento. Insieme, confederali e categoriali denunciano con forza questa delicatissima situazione: «Il taglio lineare della Regione Lazio dice in soldoni che siamo di fronte ad un altrettanto e pericoloso taglio, nell’unica struttura che gravita sul nostro territorio, di ben 32 posti letto – dichiarano i confederali Walter Filippi e Paolo Bianchetti insieme ad Annalisa De Sisto e Sandro Antonacci, responsabili di categoria – La Regione Lazio ha, infatti, modificato la configurazione complessiva della Rsa “Santa Rufina”, intervenendo sull’accreditamento e, di conseguenza, rendendo necessaria una ridefinizione del livello massimo di finanziamento. Questo ennesimo taglio, che si aggira intorno al 42%, scarica i maggiori oneri sugli enti locali e rischia di portare i Comuni al collasso finanziario, anche perché, e questo è ancor più preoccupante, la Regione non coprirà più le spese attuali e nemmeno quelle le pregresse. Ma non possiamo dimenticare anche che l’ASL di Rieti stessa ha recepito l’indirizzo regionale senza incontrare i gestori della RSA, sebbene quest’ultimi lo avessero chiesto e che sempre l’ASL negli ultimi mesi ha sottoposto a valutazione i 32 pazienti che rischiano di essere buttati fuori».
Cgil e Cisl ricordano anche che le R.S.A., residenze sanitarie assistenziali, sono strutture finalizzate a fornire ospitalità, prestazioni sanitarie, assistenziali e di recupero a persone anziane non autosufficienti, poiché i soggetti ivi ospitati non sono assistibili a domicilio ma non necessitano nemmeno di ricovero in strutture di tipo ospedaliero o nei centri di riabilitazione.
I quattro segretari proseguono: «Cosa succederà adesso? Dove verrà smistata l’utenza? In quali zone e strutture sul nostro territorio? Cosa accadrà agli Oss, agli infermieri, ai Fisioterapisti che operano in questa struttura? Non possiamo permettere tale situazione! Infatti, se anche volessimo pensare di potenziare le Case di Cura, che comportano meno costi all’utenza delle RSA, come faremmo se a Rieti non esistono? Alla Regione Lazio non interessa che l’Italia è un paese che invecchia, con una domanda di servizi socio-sanitari e relativa spesa pubblica e privata destinate ad aumentare in modo considerevole nei prossimi anni, soprattutto per l’assistenza ai non autosufficienti? Quale futuro tende a profilarsi nel nostro territorio? Ciò significherebbe – proseguono Filippi, Bianchetti, De Sisto e Antonacci – che le famiglie saranno lasciate sole ad affrontare i problemi di cura e con i servizi di assistenza a lungo termine forniti dagli enti territoriali in modo limitato, frammentato e disomogeneo? CGIL e CISL dicono NO e chiedono RISPOSTE IMMEDIATE RISPETTO A TALE SITUAZIONE! Il personale tutto, le famiglie dei ricoverati, con il nostro sostegno, metteranno in campo tutti gli strumenti di lotta sindacale per evitare che tale scempio e altrettanto disagio sociale non colpisca ancora il nostro territorio. Chiediamo, poi, al contempo che si addivenga a un sistema a rete che sul territorio aiuti e sostenga le famiglie nel lavoro di cura dei non autosufficienti, senza inopinati e dannosi abbandoni». Insomma, una presa di posizione netta e decisa quella di CGIL e CISL per fronteggiare il problema della non autosufficienza che, da parte sia regionale che di ASL, continua a non essere affrontato con serietà e responsabilità, con l’inevitabile e concreto rischio del collassamento di tutto il sistema e di tutto ciò che in questo territorio ha rappresentato e rappresenta la Rsa di Santa Rufina.
Foto (archivio) RietiLife ©