Cita lo storico sindaco di Firenze Giorgio La Pira: “La città è il domicilio organico della persona”. Ricorda la sua infanzia reatina nel Secondo dopoguerra. E lancia un appello affinché tutti, a Rieti, diano il proprio contributo per migliorare questa città.
Monsignor Lorenzo Chiarinelli è ufficialmente cittadino benemerito di Rieti. La cerimonia è stata celebrata oggi pomeriggio in un’aula consiliare del Comune di Rieti affollata di autorità civili, militari e religiose. A celebrare Chiarinelli anche il vescovo emerito di Rieti Delio Lucarelli e il vescovo Domenico Pompili (leggi).
Il sindaco Simone Petrangeli e il consigliere Emanuele Donati, autore quest’ultimo della proposta di conferimento, hanno consegnato la targa al vescovo emerito di Sora, Aversa e Viterbo – nato a Pratoianni di Concerviano nel 1935 – per il suo “infaticabile impegno scientifico, culturale e pastorale che ha sempre suscitato il vivissimo apprezzamento nell’opinione pubblica contribuendo ad elevare l’immagine della città di Rieti cui egli è sempre rimasto intimamente legato e ne è autorevole rappresentante”.
Dal sindaco, un ringraziamento commosso: “Sono emozionato perché siamo al cospetto di un’autentica personalità. È un grande reatino. Con le sue attività, ha dato lustro alla nostra città e ogni volta che si incontra Don Lorenzo si ha la sensazione di chi guarda il mondo con gli occhi del futuro”.
Per il sindaco, “se nell’immaginario collettivo la chiesa è vista come un’istituzione conservatrice, don Lorenzo è espressione della modernità. Ha la capacità di analizzare le vicende del momento con gli occhi tesi al futuro“. Ed è per questo che il primo cittadino ha regalato un segnalibro a forma di civetta, animale caro a Chiarinelli, “perché sa guardare anche al buio”. Lo stesso Chiarinelli ha rivelato di aver scritto di recente al Papa emerito Benedetto XVI, che lo ha ringraziato per avergli consigliato una lettura particolarmente gradita.
Nelle parole del cittadino benemerito di Rieti, i racconti della sua infanzia in città, quella città che – ricorda lui – è stata cantata dal poeta Loreto Mattei come “nobile e jentile“. “Ottobre 1945: il mio primo ricordo di questa città. Ero alla scuola media, ce n’era solo una, quella che sarebbe diventata Angelo Maria Ricci. C’erano appena le aule, niente vetri alle finestre e niente riscaldamenti, a gennaio prolungammo le vacanze di Natale perché era troppo freddo. È il ricordo che porto nell’anima. Dopodiché quante strade, quanti cammini”. Infine l’appello: “Tutti siamo chiamati a dare un qualche contributo a questa città”.
Foto: Gianluca VANNICELLI/Agenzia PRIMO PIANO ©