(di Sabrina Vecchi) Il grande artista lo riconosci molto prima che salga sul palcoscenico. Lo riconosci quando entri in camerino per intervistarlo e lui si toglie il cappello per accoglierti, anche se quel cappello fa ormai parte di lui come un’appendice del suo corpo. Renzo Arbore è così, prima che un poliedrico showman un grandissimo signore impastato di estro, fantasia ed humor, ingredienti che mescola a puntino senza mai trascendere nella supponenza di una carriera stratosferica. “È sempre un piacere per me tornare a Rieti”, le sue parole.
Arbore è arrivato al PalaSojourner di Rieti in tour con i quindici straordinari musicisti della sua Orchestra Italiana, un’avventura iniziata quasi per gioco 26 anni fa e che ha toccato consensi di pubblico impressionanti ad ogni angolo del globo. Le acclamatissime tappe di New York, Londra, Parigi, Mosca, Tokyo, Caracas, Buenos Aires, San Paolo, Rio de Janeiro, Toronto, Montreal, Sidney, Melbourne, Pechino, Shanghai hanno infatti rafforzato il ruolo a tratti “istituzionale” dell’Orchestra Italiana con Arbore ormai diffusamente riconosciuto come ambasciatore della musica e della cultura italiana nel mondo.
Il centro d’Italia non è stato da meno in quanto ad entusiasmo, sono bastate infatti poche note e ben presto gli spalti del PalaSojourner hanno preso vita accompagnando a tempo i ritmi travolgenti, napoletani e non, sotto la sapiente e sorniona direzione di Mister Arbore. Tre ore di spettacolo ininterrotto, un miscuglio genialmente assortito di intrattenimento garbato e di musica tradizionale rivista in una varietà di chiavi, dal jazz al blues, al latino allo swing, tutto in puro stile “arboriano”.
Mai scadente, mai di cattivo gusto, e soprattutto mai scontato, il pubblico reatino ha vissuto uno spettacolo di altissima qualità musicale con salti nel tempo e nella memoria legati a Carosone, Murolo, Totò e Modugno ricordati con commozione ed affetto a sottintendere il lodevole intento di tramandarne il prezioso patrimonio musicale. Napoli ma non solo, dunque. Renzo Arbore sa bene cosa vuole il suo pubblico ed a mezzanotte inoltrata si concede col sorriso a richieste e bis, includendo nella scaletta i tormentoni televisivi degli anni ’80, da “Vengo dopo il Tiggì” ad uno sfrenato “Cacao Meravigliao”che fa ballare tutti sul finale.
A complimentarsi con il grande personaggio è arrivato anche il sindaco Simone Petrangeli che ha voluto portare idealmente il saluto della città per la tappa reatina della tournée. Una serata da ricordare nel tempo, oltre che per il talento degli orchestrali e le intramontabili melodie interpretate, per la lezione di umiltà di Renzo Arbore, che si tiene timidamente da parte lasciando i riflettori alle giovani “all stars”con cui condivide il palcoscenico e lascia palesemente trapelare il segreto del suo successo: lui improvvisa, gioca, e – soprattutto – si diverte davvero. E non ha nessuna intenzione di smettere di farlo. Tanto di capello signor Arbore, se lo avessi avuto, al suo cospetto me lo sei sicuramente tolto anch’io.
Foto: Vecchi ©