L’EDITORIALE DI FORMAT – “UOMINI E DONNE… AL VOLANTE”

Su RietiLife l’editoriale di Format di febbraio a firma di Maurizio Festuccia.  

Sarebbe troppo facile fare dell’ironia gratuita sul vecchio adagio che discrimina e condanna la donna alla guida di un’auto ma, ad essere obbiettivi, non c’è distinzione di sesso tra gli utenti della strada in fatto di incapacità al volante. E’ ormai da troppo tempo che mi ripropongo di evidenziare una manifesta lacuna che colpisce la nostra città: molta, troppa, gente non sa guidare. Spesso è così imbranata da lasciar pensare che abbia dimenticato le buone regole del giusto comportamento sulle strade un minuto dopo aver preso la patente (semmai l’abbia veramente conseguita dopo regolare esame e non vinta al bar con un gratta&vinci).
Ho il piacere di guidare un auto da oltre quarant’anni (“me lo facevo più giovane Lancillotto però…!”) e ricordo che superai brillantemente gli esami come privatista, ovvero senza aver studiato in una autoscuola e senza aver fatto ore di pratica con un vero insegnante preposto. Da quel giorno ho sempre provato un particolare piacere nel guidare un’autovettura per il semplice motivo che ho sempre ritenuto geniale questa invenzione che ci permette ancora di spostarci “magicamente” da un luogo all’altro senza muover gamba. Quindi godere del mezzo e della sua funzione, del suo compito e della propria capacità di utilizzarlo, di indirizzarlo, di renderlo utile al massimo, nella piena osservanza delle regole civiche dettate da un codice della strada e di quelle etiche dettate da un codice non scritto ma non per questo degno di minor rispetto, tutt’altro. Sono difatti proprio queste ultime che creano l’alibi di ferro all’ignoranza dell’incapace, lo scudo impenetrabile all’arroganza del prepotente. C’è insomma una chiara inettitudine a “portare la macchina” da parte di troppe persone, al di là del sesso, ovvio!
Si ha, ad esempio, la pretesa dell’immunità se solo si mette la freccia ed immediatamente si svolta secondo quell’indicazione: la “freccia”, meglio definita nell’Art. 154 (CdS) come “indicatore luminoso di direzione”, non è altro che uno strumento il cui utilizzo dovrebbe servire esclusivamente ad indicare la propria intenzione di eseguire una manovra per cambiare la direzione della propria autovettura e non dà alcun diritto di poterlo fare se le condizioni non risultano di intralcio o, peggio ancora, di pericolo agli altri utenti della strada. Ed invece troppo spesso siamo noi che dobbiamo “intuire” le intenzioni di chi ci precede ponendo la massima attenzione e rimanendo pronti a qualunque possibile evoluzione della sua manovra. Ecco, questo è il punto: oltre a dover saper guidare, dobbiamo sempre più spesso essere in grado di “comprendere prima” le intenzioni degli altri, specialmente dei più distratti, dei più incapaci, dei più ignoranti, dei più prepotenti. E questo è inammissibile, ma tant’è.
Si dovrebbe tener presente, sempre ad esempio, che se si va a 50 all’ora dove è consentito andare a 110 è buona norma agevolare il sorpasso delle 60 auto in coda spostandosi diligentemente (ed educatamente) sull’estrema destra della propria corsia e non rimanere incollati alla linea della mezzeria per chilometri in quanto, se tutti siamo al corrente dell’esistenza di un limite di velocità è bene sapere che questo non esiste solo in “eccesso” ma anche in “difetto”: comma 6 dell’Art. 141 (CdS) che impone al conducente di non circolare a velocità talmente ridotta da costituire intralcio o pericolo per il normale flusso della circolazione (sanzione amm.va da 41 a 168 euro); che in corrispondenza di un incrocio, per 4 auto ferme allo “Stop” in contemporanea, la prima che si muove sarà l’ultima a passare; che esiste una regola per l’immissione e l’uscita da una rotatoria; che sarebbe buona regola (non scritta) spegnere i motori in sosta ad un passaggio a livello (specialmente in centro città…); che sarebbe meglio porre attenzione a quel che si vede oltre il parabrezza che oltre lo schermino led di uno smartphone; che… che… che…
Insomma, vorrei fare un appello agli amici istruttori di Scuole Guida: insegnate, per cortesia che esistono anche le altre autovetture per la strada e non soltanto quella del vostro allievo di turno e che il rispetto per gli altri viene ancor prima di quello per il Codice Stradale. Si chiama Educazione Civica. Magari non vi compete, ma ve lo chiedo (a nome di tanti, di troppi) per carità. Foto: Format ©

Print Friendly, PDF & Email