(di Sabrina Vecchi) Nel pomeriggio della vigilia di Natale, anche la seconda Porta della Misericordia si è aperta in città, ed è stata forse la più esemplificativa e simbolica. Proprio nel giorno canonico della frenetica corsa allo shopping ed ai riti compulsivi del consumismo legato alle festività natalizie, con una cerimonia silenziosa e blindata il vescovo Domenico Pompili ha intimamente varcato i cancelli del carcere di Vazia, donando ai detenuti “una celebrazione che seppur per pochi minuti fa uscire verso la libertà”. Senza inutili orpelli, l’intenso pomeriggio è stato sottolineato solo dal coro della parrocchia di S.Barbara in Agro e dai pochi autorizzati ad assistere alla celebrazione. “Nessuno si illude che con questo già domani cambieranno le vostre concrete condizioni di vita, ma la porta aperta suggerisce una speranza che non può mai essere lasciata morire. Il carcere, infatti, è una pena dura, ma contiene in sé una finalità che non può mai essere dimenticata. E cioè la vostra riabilitazione e con essa la possibilità di una vita nuova. Non si gettano le chiavi del carcere perché a ciascuno è data un’altra possibilità». Un insegnamento rivolto verso il perdono che Don Domenico ci ha lanciato proprio a ridosso della feste in cui, più di altre, è necessario tendere la mano azzerando differenze sociali e scheletri del passato. Foto (archivio) RietiLife ©