(di Sabrina Vecchi) Magie rossiniane al Reate Festival 2015. Il melodramma giocoso in due atti “La Cenerentola” ispirato alla celebre fiaba di Perrault composto da Gioachino Rossini tra il 1816 e il 1817 è andato in scena ieri sera sul palcoscenico del Teatro Flavio Vespasiano, incassando un caldo successo e svariati minuti di applausi. Il sold out al botteghino non ha dunque deluso le aspettative, seppur si fossero avvertite alcune iniziali perplessità circa la forma di concerto, prescelta per la rappresentazione dell’opera, con tanto di piccole storture di naso da parte dei melomani di impostazione classica. Il baritono Bruno De Simone, artista operistico di fama mondiale, fine intenditore musicale ed eccellente interprete di Don Magnifico, ha illustrato a RietiLife le motivazioni di una scelta stilistica sempre più diffusa nel panorama lirico italiano e non solo. “Rappresentare un melodramma in forma di concerto, è la soluzione ideale per rendere fruibile a tutti, e non solo a chi conosce già il libretto, questo genere musicale – spiega De Simone – poiché in questo modo si riesce ad apprezzare totalmente la straordinarietà di questi capolavori senza lasciarsi distrarre da macchinose scelte registiche, scene o costumi. E si mantiene comunque l’intensità dell’opera percependo al massimo la sintonia tra librettista e compositore”. Interrogato sulla situazione in taluni casi drammatica dei teatri italiani, il noto baritono è parso preoccupato circa i tagli finanziari che gravano sul settore, ma anche ottimista verso la speranza di un ribaltamento della visione globale soprattutto ad opera di menti vivaci ed aperte che sappiano educare il pubblico verso una formazione teatrale di base, a partire dalle scuole. Vincitore nel 1981 con “Il Barbiere di Siviglia” del Premio per cantanti lirici “Mattia Battistini” di Rieti, Bruno De Simone è tornato da allora in città solo in occasione di questa Cenerentola, felice di aver potuto saggiare nuovamente la straordinaria acustica per cui il Teatro Flavio Vespasiano è celebre. In buona simbiosi con la maestria di De Simone gli altri cantanti, tra cui la mezzosoprano statunitense Vivica Genaux interprete della protagonista, il tenore Francesco Marsiglia che ha squillato nei panni di Don Ramiro e la notevole Clorinda di Damiana Mizzi, sotto l’abile direzione orchestrale del Maestro Fabio Biondi. Tutti in piedi per la standing ovation finale, e – con o senza i nastri e i fasti della tradizione operistica – , Rossini è pur sempre magnificamente Rossini, e la favola si è ripetuta. Foto: RENZI ©