(Sabrina Vecchi) Partita con un evento di grande prestigio la fiera dell’editoria indipendente organizzata dall’associazione Amici di Liberi sulla Carta in collaborazione con Laboratorio 3.0.
Al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti è arrivato lo scrittore Nicola Lagioia, fenomeno editoriale e vincitore del Premio Strega 2015 con il suo quarto romanzo “La ferocia” pubblicato da Einaudi.
A dialogare con il barese Lagioia il reatino Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci. Lo scrittore ha permesso ai presenti di spingersi oltre le righe del romanzo grazie a curiosi aneddoti legati alla sua vita ed al lavoro, fino ai serrati impegni del fortunato tour di presentazione del libro lungo tutta la Penisola, svelando anche una marcata ironia che a primo vista non dimostrava di avere.
Osannato ma anche molto criticato, non di rado stroncato, Lagioia ha riportato l’editore Einaudi ai fasti dello Strega con un romanzo scritto in 4 anni consecutivi: “senza mollare un solo giorno”. La passione e la caparbietà emergono così pagina dopo pagina, fino a che i contorni dei personaggi diventano familiari, ed il lettore inizia ad empatizzare con uno stile letterario originale e pungente. “La ferocia”, meritatissimo Strega, è un libro scritto con sapienza e tramite una evidente ricerca della parola giusta, quella che segna il punto del discorso e sottolinea la forza di un concetto fino a farlo entrare nella carne del lettore.
Drammi interiori, tradimenti, denaro, corruzione e meccanismi familiari incancreniti da dinamiche annose ed a tratti perverse, salgono in superficie dopo la morte misteriosa ed atroce della giovane Clara: “la natura sa essere spietata e feroce, ma spesso accade che proprio dalla morte nasca il tutto”.
In finale di dibattito, pungolato dall’intervistatore sulle tematiche che affliggono il Sud Italia, dove è ambientato il romanzo, lo scrittore sottolinea le enormi difficoltà che persistono nelle sue terre natali, e non manca di fare un sentito appunto al nostro Presidente del Consiglio: “Renzi ha pestato una buccia di banana quando ha detto che al Sud persiste la cultura del piagnisteo: provi a dirlo alla moglie di un operaio dell’Ilva morto di cancro, di non piangere”. Foto: RENZI ©