Sulla questione dei lavoratori del Cup, oggi la regione ha incontrato i sindacati. Al termine di questo summit, i sindacati hanno confermato lo sciopero del 21 settembre, pronti ad andare ad oltranza dal 28 settembre se non ci sarà una soluzione. “Al termine della riunione con le rappresentanze dei lavoratori dei centri di prenotazione delle Aziende sanitarie – scrive la Regione Lazio – che si è svolta oggi nella sede della Giunta, si è deciso di continuare a tenere aperto un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali di Cgil, Cisl e Uil con l’obiettivo di valutare le possibili ricadute occupazionali che possono derivare dalla gara pubblica per l’affidamento del servizio e individuare percorsi utili e praticabili per salvaguardare i livelli occupazionali, con particolare riferimento alle categorie più svantaggiate. Il servizio di prenotazione negli ultimi anni ha registrato una contrazione degli accessi legati ad una riorganizzazione e all’utilizzo di nuove tecnologie. Alle organizzazioni sindacali la delegazione regionale composta dall’Assessore al lavoro, Lucia Valente, dal Segretario generale, Andrea Tardiola, e dal responsabile della Cabina di regia, Alessio D’Amato, ha proposto di stilare un protocollo simile a quello sottoscritto lo scorso marzo con Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil per la gara dei Multiservizi tecnologici delle Asl, nel quale si evidenziavano procedure e soluzioni adatte a salvaguardare i livelli occupazionali. I sindacati, per il momento, hanno scelto di non prendere impegni in questo senso. Rimane la disponibilità dell’amministrazione regionale e dunque il tavolo resta aperto per discutere eventuali proposte delle organizzazioni sindacali in questa direzione ed evitare inutili disagi per i cittadini ed un clima di esasperazione tra i lavoratori. I numeri sugli esuberi annunciati da alcuni esponenti dell’opposizione, infatti, sono fuori da ogni logica e comunicati solo per creare allarmismi. Come avvenuto in altre occasioni anche questa volta, con lavoro e senso di responsabilità, si potranno evitare impatti negativi sull’occupazione”. Lo rende noto la Regione Lazio.
I sindacati in una nota (Comunicato Cgil, Cisl, Uil) affermano che “la cabina di regia della sanità, oltre a confermare la non volontà a ritirare o modificare un bando di gara che taglia radicalmente servizi ai cittadini e posti di lavoro, ha inoltre comunicato che dal 2010 ad oggi ci sarebbe stata una contrazione delle prestazioni con conseguente scelta di determinare un budget inferiore quale base d’asta. inoltre contrariamente a quanto precedentemente comunicato in materia di esuberi, la Regione ha rettificato tale dato quantificandolo in 196 unità full-time (precedentemente 150, pari al 20% della forza lavoro”. I sindacati hanno confermato la criticità del bando e confermato la vera entità dell’esubero. Confermato, quindi, lo sciopero del 21 settembre, comunicando che si proseguirà a oltranza a partire dal 28 settembre e fino a una soluzione positiva.
E mentre sindacati e Regione discutevano del tema, il comitato lavoratori Cup Lazio hanno rilasciato una lunga nota, che pubblichiamo di seguito.
“Dopo aver svelato l’escamotage per cui, per effetto della mancanza di clausole sociali che impegnino le imprese vincitrici al riassorbimento del personale, le imprese che non hanno lavoratori già impiegati in questo bando sono avvantaggiate – clausole che insieme al divieto di massimo ribasso avrebbero potuto evitare il rischio di squallide speculazioni sulle spalle dei lavoratori, dei quali 400 disabili – addentrandoci nei meandri di questo labirintico bando abbiamo scoperto un’altra chicca che la dice lunga sulla capacità degli strateghi che hanno predisposto il capitolato ed aumenta le perplessità sul loro operato: si tratta dei criteri di attribuzione dei punteggi alle proposte tecniche delle imprese concorrenti.
Infatti, griglia per la valutazione dei punteggi da assegnare da parte della Commissione Aggiudicatrice alle imprese concorrenti, attribuisce alle competenze dei lavoratori impiegati solo 3 punti su un totale 60 punti tecnici da attribuire agli aspetti qualitativi del progetto (vedi in calce al comunicato i criteri si assegnazione: questo in un gara in cui il costo del lavoro è in pratica il totale dell’ammontare complessivo della basa d’asta).
Troviamo singolare che in una gara che è a prevalente fornitura di manodopera la Regione Lazio non giudica importanti i profili professionali del personale offerto, tanto da assegnare a questo aspetto soli 3 punti sui 60 complessivi a disposizione: quanto assegna, nella sostanza, ad altre voci di carattere organizzativo e gestionale, puramente soggettive, non misurabili e teoriche, mentre i curricola sono concreti ed oggettivi. Tanto quanto assegna alla fornitura di stampanti.
Facciamo davvero fatica a capire il senso del ragionamento fatto dai tecnici della Pisana. Sembra infatti che il criterio utilizzato per acquistare un servizio sofisticato che deve regolarmi i pagamenti e le fatture invece di essere basato sulla selezione di chi sono coloro che eseguono il lavoro, quali competenze tecniche e professionali possiedono e da quanti anni fanno questa attività – incluso il loro inquadramento economico e contrattuale, e qui torniamo alle clausole sociali – sia basato sull’esame del “contorno” cioè di tanti bei concetti, ben intortati nella forma ma che in concreto non significano nulla se paragonati alla concretezza dei curricola.
Geniale. Non c’è che dire, davvero geniale. Speriamo però che di questi colpi di genio ne abbiano pochi in Regione. Altrimenti siamo rovinati, se con i soldi di tutti non si guarda alla sostanza di ciò che effettivamente serve all’amministrazione ed ai cittadini e si acquistano invece servizi graziosi che non servono a nulla.
A queste condizioni ci chiediamo se il Cup Lazio sarà gestito da lavoratori adeguatamente preparati e quale sarà il suo futuro. Non possiamo che immaginare i disagi per i cittadini, in termini di code e tempi di attesa, aspettando che operatori non qualificati ed inesperti imparino il mestiere a discapito delle loro necessità di cura. Oppure, non pensare al risparmio per la Regione quando si vedrà magari rifiutare le rendicontazioni da parte del Ministero per errori formali o sostanziali.
Razionalizzazione, efficientizzazione e risparmio. Le tre parole magiche che hanno reso possibile questo bando, che scopriamo sempre più essere assurdo, un vero e proprio mostro attraverso cui si rischia di provocare il licenziamento e la fame per centinaia di lavoratori, in nome di un risparmio che è solo sulla carta e questo mentre si rischia di buttare milioni di Euro per acquisire un servizio privo di qualsiasi garanzia di qualità concreta: un altro passo per staccare la spina alla sanità del Lazio, ormai alla condizioni di malato terminale”. Foto (archivio) RietiLife ©