Mentre arrivano i biglietti prenotati dai reatini per assistere alle final four (circa 650), la Npc si gode un successo. Una delle cose più belle accadute nel corso della stagione in corso, è stata il rivelarsi di una grande passione cittadina per il basket amarantoceleste che ha portato in termini di numeri oltre 2500 persone a riempire il Palasojourner in finale play off. A dare la sveglia alle passioni sopite hanno contribuito sicuramente molti fattori tra cui i risultati sportivi e la coerenza del progetto societario, ma chi ha dato un fondamentale contributo nel trasformare l’entusiasmo in voce, colore, confusione e fantasia è sicuramente il gruppo degli Old Fans. A parlarne con l’ufficio stampa della Noc, che ha divulgato un’intervista, ci sono due rappresentanti: Federico Morrone, fisioterapista, 29 anni, che da ora in poi chiameremo Cirillo e Andrea Giuli, 28 anni, detto Supino.
Partiamo dall’inizio, come è nato il gruppo degli Old Fans?
Supino: Gli Old sono nati dopo un pranzo tra me, Cirillo e Mauretto (Dionisi), era la scorsa stagione, siamo andati al Palasojourner e c’era la partita con Montegranaro. Quando siamo entrati siamo rimasti colpiti dal silenzio: non ci è piaciuto, non eravamo abituati e non abbiamo saputo resistere e siamo ripartiti alla grande.
Cirillo: La prima partita ci siamo uniti con altri ragazzi che erano in tribuna, come Simone Tommaselli e a fine partita ci siamo detti di aiutare i Tigers a fare qualche coro. In seguito anche i Tigers si sono uniti agli Old e tassello dopo tassello siamo arrivati a spostarci nei distinti, quest’anno nella partita contro Cassino.Siamo partiti in cinque, sei e adesso siamo un oltre il centinaio.
Perché il nome “Old fans”?
Cirillo: Si lega alle nostre origini. Il gruppo è nato dall’unione di alcune persone provenienti dalla vecchia curva Terminillo. Come siete strutturati?Supino: Abbiamo un direttivo di 12 persone e poi tanti ragazzi intorno a noi, pieni di passione. Il nostro obiettivo iniziale era di accendere lo stesso entusiasmo che avevamo noi da piccoli quando a scuola il lunedì si parlava solo della Sebastiani. E piano piano abbiamo riacceso quella fiammella che c’era dentro ognuno di noi. Per le coreografie la mente è il collettivo. Il braccio è Mauro Dionisi e la manodopera vede la collaborazione di tutti.
Dalla vecchia curva Terminillo sono passati diversi anni, come mai solo ora avete sentito l’impulso di ricostituire un gruppo organizzato?
Cirillo: a differenza delle società che sono state prima, il presidente Cattani ci ha ispirato fiducia, il progetto è serio e le persone vicino alla società sono esse stesse tifose dei colori della Città.
Come siete riusciti a assembrare un gruppo così numeroso?
Cirillo: l’inizio del ritorno del grande pubblico al palazzo è stata alla finale contro Latina lo scorso anno, poi un’altra svolta è stata la gara contro Montegranaro, rivale storica di Rieti, che ha creato tanto interesse e riportato gente al palazzo. Anche la società ci ha dato una mano, agevolandoci con i biglietti.
Che pensate di questa squadra?
Supino: È un gruppo di bravi ragazzi che tengono moltissimo alla maglia che indossano, sono sempre stati amichevoli con noi e con alcuni abbiamo stretto belle amicizie, oltre ad essere bravi giocatori sono sicuramente bravi ragazzi. Come noi.
Ed infatti più di una società e più di un allenatore ha elogiato il vostro modo di tifare pulito, penso non solo a Coach Nunzi, ma anche per fare un esempio a coach Steffè di Montegranaro, al presidente dell’Eurobasket che vorrebbe costituire un movimento come il nostro. Siete bravi.
Supino: È un discorso di mentalità, abbiamo imparato da chi c’era prima di noi, nella curva Terminillo che comunque negli anni d’oro si è fatta sempre rispettare, rispettando, e portando in alto il nome di Rieti. Il nostro obiettivo era ricostruire un movimento come quello.
Cirillo: Ci sono tanti ragazzi con noi studenti delle superiori, universitari e giovani che lavorano. Il nostro obiettivo come gruppo e di consolidarci e con il tempo trasmettere la nostra passione ai più giovani in modo che il gruppo continui ad esistere per molti anni futuri.
Quali sono gli strumenti del tifoso?
Cirillo:Bandiere, stendardi, tamburi, megafono…merchandising e bussolotto per l’autofinanziamento.
Qual è il vostro sogno?
Supino:E’ quello di rivedere il nostro palazzo pieno e di andare in trasferta nei palazzi che meritiamo, perché quest’anno siamo andati in delle palestre che ci veniva da piangere solo a guardarle!
Che sensazione avete sulle Final Four di Forlì?
Supino: le mie sensazioni sono positive, la squadra a Roma mi è piaciuta tanto, ho visto che ci credono e che anche loro vogliono realizzare questo sogno.
Cirillo: ho sensazioni positive perché la squadra viene da due serie di play off giocate alla grande e vinte tre a uno, anche parlando con i ragazzi senti che sono carichi e che anche loro vogliono conquistare questa vittoria…. e poi in tutto l’anno non abbiamo mai perso due partite di fila!
Volete fare un appello a chi ancora non si è convinto a venire?
Supino: Invadiamo Forlì e riconquistiamola tutti insieme
Cirillo: Chi non viene a Forlì gode solo a metà.
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