(dal Sole 24 Ore) Archiviato lo Shift Plan, Alcatel Lucent procede a un’ altra esternalizzazione: stavolta tocca allo stabilimento di Trieste, dove lavorano 650 persone. L’ annuncio è stato dato ieri dalla stessa multinazionale franco-americana vicina a unirsi con Nokia a livello globale, nel corso di un incontro con i sindacati al ministero dello Sviluppo economico. L’ acquirente è stato individuato nella multinazionale Usa dell’ elettronica, Flextronics.
Fra le due società – Flextronics ha un fatturato di circa 26 miliardi dollari, una presenza in circa 30 Paesi e già 380 dipendenti in Italia – è stata siglata una lettera di intenti finalizzata alla trattativa relativa alla cessione dello stabilimento e delle attività di produzione di apparati di trasporto ottico di Trieste. «Crediamo che questa ipotesi per il sito di Trieste e per i dipendenti coinvolti possa rappresentare un’ opportunità eccellente per crescere all’ interno di un’ azienda leader mondiale», ha detto il presidente e amministratore delegato di Alcatel Lucent, Roberto Loiola, indicando la ratio della possibile vendita nella volontà di «concentrarci sul ore business, e cioè la ricerca e sviluppo».
L’ operazione però non piace a Fim, Fiom e Uilm che hanno dichiarato sciopero per oggi con relativa assemblea in Friuli. A giorni Alcatel aprirà la procedura di cessione ramo d’ azienda ex articolo 47 della Legge 428/90 per il sito. L’ incontro di ieri avrebbe comunque lasciato intendere che l’ operazione dovrebbe comportare garanzie occupazionali per almeno cinque anni. Al Mise si è discusso poi dello Shift Plan, il mega-piano di ristrutturazione che a giugno prossimo potrà dirsi concluso, e soprattutto di quelli che potranno essere gli effetti sull’ Italia della fusione con Nokia. Su quest’ ultimo punto, il management di Alcatel ha precisato che toccherà attendere fino a metà 2016 perché il deal si perfezioni e, di conseguenza, si abbia un quadro chiaro. Il Mise ha annunciato intanto che il premier Matteo Renzi chiederà un incontro a Nokia sul tema.
Tornando alla cessione del sito di Trieste, dove operano 350 lavoratori a tempo determinato e 300 interinali, Caroline Dowling, presidente Integrated Network Solutions di Flextronics, si è detta entusiasta di «accelerare la crescita del nostro portafoglio prodotti con l’ integrazione di questo business».
Sul versante sindacale, Giuseppe Ricci di Fim invita a guardare «la storia recente delle esternalizzazioni di Alcatel, con i casi falliti di Rieti e Battipaglia»; Luca Colonna di Uilm parla di «un’ operazione di “cassa” che rischia di impoverire la capacità industriale del Paese svendendo», mentre Roberta Turi di Fiom ricorda che «Flextronics è stata protagonista nel 2000 di due acquisizioni, la divisione hardware di Italdata e la Siemens dell’ Aquila, entrambe dismesse dopo pochi anni». Su questo punto però Loiola replica al sole 24 Ore: «Sono vicende di molti anni fa, in un’ epoca e in un contesto diverso. Negli ultimi cinque anni Flextronics ha aumentato i suoi occupati, passati da 180 a 380, nelle sue sedi di Milano, Monza e Treviso».
LA CISL In una nota, Giuseppe Ricci, chiarisce la sua posizione su Alcatel. “Si è tenuto quest’oggi (ieri, ndr) presso il Ministero dello Sviluppo Economico alla presenza del dott. Castano, l’incontro tra Alcatel e i rappresentati della regione Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Lazio e Fim, Fiom, Uilm nazionali e il coordinamento del gruppo.
L’ad di Alcatel Loiola, per quanto riguarda lo shift plan di Alcatel ha confermato la sua chiusura entro giugno 2015, secondo l’accordo siglato lo scorso 8 maggio Ministero del Lavoro.
Per quanto riguarda l’acquisizione di Nokia del gruppo Alcatel-Lucent l’operazione verrà conclusa entro metà 2016. L’obiettivo secondo l’ad è quello di creare un grande gruppo capace di competere sul mercato europeo e mondiale delle telecomunicazioni al pari dei grandi player americani e cinesi (Cisco, Huawei).
Sul sito Alcatel di Trieste, che oggi occupa, tra diretti e indiretti circa 800 lavoratori, è stata annunciata da parte dello stesso Loiola la volontà di cessione del sito alla statunitense Flextronics. Temiamo per l’ennesima volta, che dietro la cessione del sito di Trieste ci sia solo la volontà da parte dell’azienda di fare cassa. Non ci è stato, infatti, presentato nessun piano industriale e la storia recente, ci dice che fine hanno fatto le esternalizzazioni degli stabilimenti di Rieti, fallita e di Battipaglia oggi in liquidazione. Chiediamo al Governo di evitare che sull’operazione di acquisto da parte di Nokia ad Alcatel-Lucent ne facciano le spese ancora una volta i lavoratori. Il Governo deve attivarsi con Alcatel, per sospendere l’operazione di cessione del sito di Trieste, in attesa che l’operazione di fusione con Nokia venga completata e trovare dentro la nuova società, una soluzione di sviluppo industriale del sito dentro la strategia del nuovo Gruppo”. Foto (archivio) RietiLife ©