Continua la vicenda legata al Peschiera e all’acqua reatina utilizzata dai romani, su cui Rieti ha delle rivendicazioni. “Il 21 aprile, presso la II Sezione del Tribunale di Roma si è tenuta la prima udienza della causa intentata da Ato3 – Provincia di Rieti nei confronti di Ato 2 – Città Metropolitana di Roma per ottenere il ristoro economico nell’ambito dell’interferenza d’ambito. Nell’udienza di ieri i legali di Ato 3 (che raggruppa i 73 Comuni della provincia di Rieti più 8 della provincia di Roma) hanno chiesto l’attuazione della delibera regionale n. 936 del 21 dicembre 2006, ancora non approvata dall’assemblea dei sindaci dell’Ato 2, e il conseguente riconoscimento delle somme previste (25 milioni di euro una tantum e 8 milioni di euro all’anno a partire dal 2003). Il giudice ha fissato la prossima udienza per il 14 luglio 2015”: con questa nota la Provincia di Rieti spiega gli ultimi sviluppi. Sulla questione interveniene anche il sindaco di Castel Sant’Angelo, Luigi Taddei. «Nel giorno del “Natale de Roma”, ci siamo illusi che la politica romana avesse un sussulto di dignità. Purtroppo abbiano avuto l’ennesima conferma del disprezzo con cui, in ambito regionale, viene “considerata” la territorialità reatina. La vicenda nota è quella che ci vede da sempre rivendicare i “Diritti rivieraschi” previsti nella famosa Legge Galli, ove è previsto un ristoro da erogare ai territori da cui è prelevata l’acqua, intubata in condotte forzate a tenuta, utilizzata nel frattempo che arrivi a Roma per una congrua e fruttuosa produzione di energia idroelettrica (salto di 250 mt. a Le Capore ove 15 m³/s producono 20 milioni di euro/anno). La Legge Galli, purtroppo, nella Regione Lazio non ha mai trovato applicazione: dal 1996 sino ad oggi amministrazioni a guida sia di centro destra che di centro sinistra si sono guardate bene dal riconoscere quanto stiamo aspettando da tempo. Ieri l’ennesima riprova: anziché tardivamente riconoscere un torto che la Regione Lazio, la Provincia di Roma, l’ACEA/ATO2, Roma Città Metropolitana, hanno prodotto dal 1996 sino ad oggi alla vecchia Provincia di Rieti e quindi, sostanzialmente, chiedere scusa per il ritardo, per la mancanza di sensibilità amministrativa, per la supponenza con cui si è voluto affermare il ruolo del grande Ente e della grande Società divenuta nel frattempo una S.p.A., nei confronti di piccoli Comuni e di una Provincia poco densamente abitata, hanno proceduto ignorando le nostre rivendicazioni. Nonostante le rassicurazioni di dare il giusto riconoscimento alla Provincia di Rieti quale Ente coordinatore nell’ATO3, avute sia dal Vice Presidente della Regione Lazio Onorevole Smeriglio, che dal Vice Sindaco di Roma Luigi Nieri, ieri vi è stata la costituzione di tutti gli Enti (Regione Lazio, Provincia di Roma, Roma Città Metropolitana ed ACEA /ATO2) per contestare quanto è stato da tempo discusso tra i Sindaci sia dell’ATO2 che dell’ATO3. Siamo profondamente colpiti dall’arroganza con cui continuiamo ad essere trattati. Le amministrazioni del reatino sono mortificate dall’atteggiamento dilatorio ed arrogante con cui questa vicenda è stata trattata. La dignità della nostra terra è stata calpestata. I vincoli che gravano sui nostri territori hanno di fatto impedito situazioni di sviluppo ambientale e idroelettrico (interamente goduto da Roma). I principi di solidarietà tra Enti Locali non sono stati in alcun modo rispettati. Quello che chiedevamo era assai semplice e previsto dalla Legge Galli (che la Regione Lazio sta tentando in tutti i modi di aggirare con la proposta del 4 aprile 2014 n. 5, dichiarata in 5 articoli sui 7 che la compongono “incostituzionale” ed avversata dall’Avvocatura Generale dello Stato), ossia 5 centesimi a metro cubo da introdurre nella tariffazione dei 2.700.000 abitanti che usufruiscono dell’acquedotto Peschiera – Le Capore. Di questo abbiamo parlato dal 1996 fino ad oggi, ma d’altronde cosa aspettarsi dal Presidente della Regione Lazio che nel ruolo di Presidente della Provincia di Roma non ha mai portato i Sindaci a votare sulla risoluzione proposta dai reatini? Oggi siamo di nuovo avviliti nella nostra dimensione, nella pochezza della politica romana, dal fatto che Roma possa spendere i dividendi dei proventi della “gestione” dell’ACEA/SpA quantificati in ben 47 milioni di euro goduti dal Comune e che altri 45 milioni di euro siano andati alla parte privata. Non male per gestire un bene richiamandosi alla solidarietà». Foto (archivio) RietiLife ©