(di Sabrina Vecchi) Un insegnante di cui ahimè non ricordo né nome né volto mi disse che per buona norma è consigliabile leggere prima il libro e solo successivamente vedere il film che ne è scaturito, pur correndo il rischio di rimanerne quasi certamente delusi. Per devozione scolastica mi sono sempre riservata di seguire puntualmente tale suggerimento, e con la medesima puntualità ho riscontrato che il film è in effetti quasi sempre deludente rispetto al romanzo, in quanto le musiche, i luoghi ed i personaggi scaturiti dalla visione del regista difficilmente coincidono con ciò che il lettore aveva immaginato scorrendo su carta la medesima vicenda. Difatti venerdì sera, alla Multisala Moderno per la proiezione reatina del film “La musica provata” di Erri De Luca, organizzata dalla Rieti Film Commission, come mia consuetudine sono arrivata solo ad avvenuta lettura dell’omonimo romanzo, inevitabilmente accompagnata dall’ipotesi del rischio delusione. La proiezione, in una sala strapiena, è scivolata via veloce e fluida, leggera, piacevole, senza un intervallo di cui comunque nessuno avrebbe sentito il bisogno. Trattengo un finto e malcelato dispiacere per non aver in questo caso riscontrato affatto la tesi del mio insegnante, poiché non solo il film diretto da Alessandro Sana non ha deluso l’interpretazione e l’emozione associata al romanzo in fase di lettura, ma ne ha addirittura esaltato in maniera esponenziale il valore. Merito del regista, merito del cast, merito della sceneggiatura? Certamente sì, ma la vera risposta era sotto i nostri occhi, e ce lo dice lo stesso De Luca: merito della “musica” che ti entra in testa senza chiederti il permesso, e lì scorrazza libera senza che tu abbia il potere di liberartene. Poi, se la musica è quella partorita da professionisti del livello di Stefano Di Battista e Nicky Nicolai, il gioco è presto fatto, ed è davvero un bellissimo gioco. E nessuno avrebbe pensato che il vero spettacolo sarebbe arrivato dopo i titoli di coda, con un Erri De Luca in veste di impacciato ed improbabile presentatore, il quale con maglione di lana grossa e camicia a quadri “d’ordinanza” annuncia se stesso ed i musicisti che hanno trascritto sul pentagramma le sue opere, e lì, davanti allo schermo ormai nudo, prende vita un prezioso concerto che termina con il pubblico in piedi che scandisce il tempo battendo le mani. Una lezione di immagini, musica e parole, ma una lezione soprattutto di umiltà e di non ostentazione di una maestria unica ma semplicissima e mai proposta con supponenza, addirittura scremata fino all’osso da tutti gli orpelli che generalmente fanno da contorno ad un’esibizione, ma che proprio per questo regala emozioni pure e cristalline come l’acqua di sorgente tanto cara all’autore. “Le cose importanti in fondo sono quelle che abbiamo sotto i nostri occhi, basta solo goderne appieno”, ci ha detto ieri sera Erri De Luca descrivendo il semplice ma immenso piacere di arrotolare un’amatriciana “scoppiettante di sugo” tra amici…e dopo lo serata mi confida burbero l’ammirazione per i meravigliosi paesaggi del Terminillo, su cui è stato molte volte per prepararsi alle sue spedizioni. Reatini, a buon intenditor… Foto: VECCHI ©