IL COMMENTO di Matteo Carrozzoni – Si è conclusa la IV edizione della fiera campionaria internazionale del peperoncino e ci siamo nuovamente innamorati del nostro capoluogo. Rieti in questi giorni è stata l’esatta proiezione di come dovrebbe essere un centro realmente ricco di turismo, cultura ed eventi, invece della città fantasma che conosciamo durante il resto dell’anno. 150 mila presenze hanno animato un centro storico che ha mostrato tutte le sue potenzialità per essere un grande snodo commerciale a cielo aperto; nonostante l’inaccessibilità di piazza Cesare Battisti per i lavori del Plus, piazza Vittorio Emanuele II e piazza Oberdan si sono prestate egregiamente ad accogliere gli stand e tantissime persone da tutto il mondo, con grande soddisfazione dei gestori di bar, ristoranti ed hotel per la “boccata d’ossigeno”, in un periodo storico decisamente “anossico” per l’economia. E allora viva qualunque cosa smuova il mercato, che sia il peperoncino, il cinema d’essai, il baccalà o la paella e che si plachi il ritornello dei detrattori sulla mancata valorizzazione dei prodotti del territorio, alla quale, magari, comincino a pensare un po’ di più i produttori, senza aspettare costantemente le istituzioni, le quali, d’altro canto, dovrebbero decidere di impegnarsi seriamente a sviluppare politiche economiche reali, piuttosto che crogiolarsi sulla riuscita di eventi spot sportivi o culturali, perché il resto dell’anno la situazione è drammatica. Ma se il peperoncino è rosso, la manifestazione non ha e non deve avere un colore politico e va evitato l’errore di strumentalizzarla in questo senso; piuttosto deve essere considerata come un’opportunità da sviluppare, migliorare e soprattutto emulare. Basterebbe un evento mensile di tale portata per rilanciare veramente la nostra bella cittadina, che potrebbe finalmente dare un senso alla propria collocazione geografica di “centro d’Italia”, diventando una sorta di moderna Samarcanda, un riferimento per l’esposizione e la vendita di qualsiasi prodotto, che sia lo zafferano, l’olio o qualsiasi altra cosa del nostro o di altri territori, superando definitivamente le attitudini “tafazziane” che ci caratterizzano da secoli. Foto: RietiLife ©