La maxi operazione partita da Perugia sulle carni infette e che sta riguardano numerose province italiane, tra cui Rieti (leggi), preoccupa i consumatori reatini, che si chiedono se la carne oggetto della vastissima operazione dei Nas (65 indagati,78 decreti di perquisizione e sequestro, sigilli a quattro aziende agricole, 500 bovini sequestrati) sia finita anche sulle loro tavole. Secondo quanto riporta Il Messaggero di Rieti “sembra che gli allevatori coinvolti, in provincia, siano più di uno. Piccoli allevatori della Sabina che ospitavano nelle loro stalle bovini in prevalenza provenienti dalla Puglia e che da Rieti raggiungevano poi altre destinazioni, dopo opportuna contraffazione”. Il sindaco di Rieti, Simone Petrangeli, si è attivato per capire se c’è un rischio per il capoluogo: “Ha raggiunto telefonicamente i vertici del Nucleo Antisofisticazione e Sanità dell’Arma dei Carabinieri di Perugia – scrive in una nota il Comune di Rieti – per sincerarsi in merito agli sviluppi dell’indagine, riguardante la commercializzazione di carni bovine infette, di cui si è avuta notizia in data odierna. Il sindaco, avendo appreso dalla stampa del presunto coinvolgimento nella stessa vicenda anche di soggetti della provincia di Rieti, ha chiesto agli inquirenti di essere informato tempestivamente nel caso in cui sia necessario emettere specifiche ordinanze a tutela della salute pubblica. Il NAS, pur mantenendo il riserbo dovuto sulle indagini in corso, ha tenuto a precisare che nel territorio reatino, e nello specifico nel capoluogo, non ci sono rischi per la salute pubblica e gli accertamenti compiuti sono marginali rispetto a quanto accertato altrove”. (Redazione) Foto (archivio) RietiLife ©