Area: “Quali provvedimenti per chi ha bruciato il fantoccio del Presidente del Consiglio?”

Nota di Area Rieti.

QUALI PROVVEDIMENTI PER CHI HA BRUCIATO IL FANTOCCIO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO?

AREA RIETI VORREBBE SAPERE SE IN ITALIA ESISTONO DUE GIUSTIZIE DIFFERENTI PER ANTAGONISTI ED IDENTITARI

Dopo quanto avvenuto al carnevale di Poggio Mirteto, con un fantoccio rappresentante la presidente del consiglio Giorgia Meloni bruciato in piazza e i cartelli che inneggiavano a Piazzale Loreto, riportando lo slogan “uccidere un fascista non è un reato”, ci attendiamo che la procura di Rieti e le forze dell’ordine, con la stessa solerzia con cui sono stati identificati i partecipanti alla commemorazione pacifica dei caduti di Acca Larenzia, provvedano immediatamente a identificare quanti hanno partecipato a questa orrida manifestazione.

Ricordiamo che dopo il presidio di Acca Larentia decine di persone sono state identificate, sono stati formulati dei daspo, che, non si capisce bene per quale motivo, impediranno a delle persone di andare allo stadio; una manifestazione organizzata per onorare il ricordo di tre ragazzi uccisi dal terrorismo comunista e dalle forze dell’ordine, manifestazione pacifica e priva di qualsiasi momento d’aggressione verso alcuno.

Parallelamente vediamo che nella città sabina di Poggio Mirteto da anni il cosiddetto Carnevalone Liberato, manifestazione che dovrebbe rappresentare un momento satirico e di divertimento, si è trasformata nelle esternazioni dell’antifascismo più violento ed aggressivo.

Parallelamente segnaliamo che nei giorni passati avevamo visto anche i ragazzini di Cortocircuito, associazione vicina al consigliere comunale Gabriele Bizzoca, effettuare un presidio antifascista, innalzando cartelli inneggianti all’odio e alla violenza nei confronti degli avversari politici, ed oggi a Poggio Mirteto vediamo questa stessa violenza, per il momento verbale, riproporsi nel silenzio più totale delle autorità preposte al controllo dell’ordine pubblico.

Abbiamo visto nelle settimane scorse a Padova i criminali del centro sociale Pedro massacrare di botte un attivista di Casapound, facendogli rischiare di perdere un occhio, ed anche in quel caso gli autori del gesto sono stati fermati ma non arrestati, mentre militanti dell’organizzazione di destra a Torino sono ancora agli arresti domiciliari per le denunce di un giornalista che, mezzo ubriaco, era caduto senza riportare danni.

Diventa quindi necessario capire se in Italia esistono due giustizie, se esistono leggi differenti che riguardano da una parte chi si schiera con la canaglia dell’estrema sinistra e dall’altra chi invece si ritrova ad abbracciare i valori della tradizione e dell’identità.

Nel nostro DNA non esiste piagnucolare o atteggiamenti vittimistici, ci interessa saperlo per capire come ci dobbiamo comportare, per comprendere se in Italia chi non si schiera con i movimenti dell’alternativa goda degli stessi diritti e abbia la possibilità di essere difeso dallo Stato quando viene aggredito o se sia necessario difendersi da soli.

Siamo in grado di farlo, non è una cosa che ci fa paura, ma ne vogliamo essere consapevoli per non dover sentire successivamente le lamentele dei benpensanti che si scagliano contro chi per difendere il proprio diritto a parlare a volte è costretto ad usare la forza.

 

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