(di Valentina Fabri) Gli Appennini stanno vivendo un drastico calo delle nevicate, come evidenziano i dati della Fondazione CIMA, elaborati dallo studio di Open Rieti. Se a livello nazionale, la media registra un preoccupante -63% di neve tra il 2011 e il 2023, è nella provincia reatina che il dato si fa ancora più critico con un calo del 65%, che sta a significare un terzo della neve rispetto a poco più di un decennio fa. Le nevicate di fine 2024 sul Terminillo avevano acceso le speranze di operatori turistici e strutture, promettendo una stagione invernale finalmente positiva. Tuttavia, l’aumento delle temperature ha reso impossibile mantenere la neve al suolo, vanificando anche gli sforzi per l’innevamento artificiale, non più praticabile.
Che il cambiamento climatico stia mettendo in ginocchio l’economia del Terminillo, una delle stazioni sciistiche più importanti del Lazio, lo si era capito già dallo scorso inverno quando le precipitazioni nevose furono quasi inesistenti, ma anche le previsioni per la stagione invernale in corso appaiono infauste, con gli operatori locali costretti a fare i conti con un’attività ormai sempre più incerta e discontinua.
Le nevicate, un tempo elemento distintivo e attrattivo per turisti e sciatori, stanno diventando un ricordo. Il continuo calo delle precipitazioni nevose e l’innalzamento delle temperature pongono un problema strutturale per il turismo invernale. Se le condizioni meteorologiche non cambieranno radicalmente, il 2025 rischia di essere un altro anno segnato da stallo e perdite economiche per il Terminillo.
Appare ormai fin troppo chiaro che la montagna non può più fare affidamento su nevicate abbondanti, durature e prevedibili. La necessità di ripensare il modello turistico non pare più trascurabile: strategie alternative e sostenibili devono prendere il posto di una dipendenza da una risorsa sempre più effimera e sporadica come la neve.
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