Donne, imprese e territorio: in Italia il più alto numero di imprese femminili in UE

Una nuova ricerca dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Rieti ha rivelato che l’Italia ha il più alto numero di imprendritrici in Ue. L’assoluto primato delle imprenditrici assume una rilevanza ancor più significativa se consideriamo che la popolazione femminile italiana in età lavorativa, compresa tra i 20 e i 64 anni, è costituita da 17.274.250 persone; al contrario, la Francia registra un surplus di 1,9 milioni di donne rispetto a tale cifra e la Germania supera addirittura il nostro dato di ben 7,3 milioni.

Circa il 56% delle donne imprenditrici attive nel nostro Paese è impiegato nel settore dei servizi alla persona (parrucchiere, tatuatrici, attività di massaggi, pulitintolavanderie, ecc.) e nei servizi alle imprese (in qualità di titolari o socie di agenzie di viaggio, agenzie immobiliari, imprese di pulizie, noleggio di veicoli, agenzie pubblicitarie, fotografe, video maker, studi di commercialisti e consulenti del lavoro). Inoltre, poco meno del 20% opera nel commercio, circa il 10% è attivo nell’Horeca (hotel, bar e ristoranti) e il 6% nell’industria; medesima percentuale si riscontra anche nell’agricoltura.

L’imprenditoria rappresenta dunque una chiave per incrementare l’occupazione femminile: emerge inoltre un dato interessante che evidenzia che le donne tendono ad assumere altre donne in misura significativamente maggiore rispetto ai colleghi maschi.

Secondo lo studio sono due i fattori che motivano le donne a intraprendere un percorso imprenditoriale. Il primo è strutturale ed è correlato alla condizione socio – economica: situazioni di disoccupazione, tradizioni familiari o la presenza di incentivi economici inducono a considerare l’imprenditorialità come necessità. Il secondo fattore è motivazionale e concerne ragioni intrinsiche che spingono le donne ad abbracciare tale opportunità; questo sembra rispecchiare maggiormente la sensibilità femminile.

In Italia sono le province del Mezzogiorno a registrare l’incidenza percentuale più elevata di imprese a conduzione femminile sul totale delle attività presenti in ciascuna delle 105 realtà territoriali analizzate dallo studio. A guidare la graduatoria con il 40,5% delle attività condotte da donne sul totale provinciale è Cagliari (in valore assoluto sono 13.340). Seguono Benevento con 30,5% (9.227), Avellino con il 30,2% (11.149), Nuoro con il 29,3% (6.743) e Chieti con il 28,9% (11.009). La prima provincia del Nord è La Spezia che si colloca al 18esimo posto con una incidenza del 26,4% (4.582). Se, invece, riformuliamo la classifica nazionale in base al numero di imprese femminili, in vetta c’è la Città Metropolitana di Roma con 76.519 attività (pari al 22,7% del totale delle imprese presenti a livello provinciale).

Ottimi posizionamenti per le altre quattro province laziali. Al settimo posto c’è Frosinone con il 28,7% (in valore assoluto sono 11.009), Viterbo è dodicesima con 27,9% (in valore assoluto sono 9.089), Rieti è diciasettesima con il 26,4% (in valore assoluto sono 3.367 su un totale di 12.757 imprese attive, circa 4 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale del 22,7%), mentre Latina è ventesima con 26,0% (in valore assoluto sono 12.287). Per quanto riguarda la nostra provincia, rispetto all’ultimo studio sull’imprenditoria femminile di Confartigianato Imprese Rieti del febbraio del 2022, si è passati da 3.072 imprese a guida femminile del 2021 alle 3.367 del 2024; in termini percentuali invece si registra una lieve flessione: dal 29,09% di tre anni fa al 26,4% attuale.

“Piuttosto che soffermarmi sui numeri – dichiara Silvia Pascalizi Presidente di Donne Impresa Confartigianato Rieti – vorrei sottolineare la difficoltà che incontra una donna che prova a fare impresa, sapendo già che si tratta di un’iniziativa complessa che necessita l’analisi di diversi fattori, molti dei quali anche culturali. Senza addentrarsi troppo in analisi sociologiche né sulle misure e iniziative speciali tese a favorire l’inserimento di lavoratrici nel mondo del lavoro, possiamo affermare che rimane un gap difficilmente colmabile tra intraprendere al maschile e al femminile. Serve lavorare sulla cultura aziendale che – conclude la Presidente Pascalizi – è il primo ingrediente per favorire l’imprenditoria femminile in Italia. Immediatamente dopo vengono l’adozione di misure che permettano alle donne di bilanciare vita lavorativa e vita privata”.

“A volte le imprenditrici – ribadisce Cinzia Francia, Presidente di Confartigianato Imprese Servizi – mollano a causa dell’insicurezza che viene generata dalle difficoltà ad accedere a crediti bancari. Spesso sono anche i contesti che discriminano le donne, anche se non si può dire che in questi anni nulla sia stato fatto. Lo studio di Confartigianato, ad esempio – conclude Cinzia Francia – evidenzia un fenomeno che esalta la volontà, la capacità e la caparbietà di fare impresa delle donne straniere, prime fra tutte le romene, seguite dalle ucraine, le macedoni, ecc., che di certo non incontrano meno difficoltà delle italiane”.

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