“Medici di base, pronto soccorso”: la sanità reatina in affanno, parola di… dottore

Riceviamo  pubblichiamo una lettera firmata di un medico di base, inviata a RietiLife. 

La mala sanità è arrivata anche a Rieti?

Purtroppo sì, e a denunciarlo sono io, un medico di medicina generale con provata esperienza. Oltre a raccogliere quotidianamente le lamentele dei miei pazienti, sto sperimentando sulla mia pelle dove siamo finiti.

Il medico di base, o medico di famiglia, è un pilastro della sanità pubblica in Italia e meriterebbe pieno rispetto e considerazione dai colleghi ospedalieri, con cui spesso ha il DOVERE di interfacciarsi per dare e ricevere informazioni sulle condizioni dei pazienti.

A cosa assistiamo da anni?

Ad una situazione assurda: il medico di medicina generale (MMG) è completamente ignorato e si evita il confronto, dimostrando una supponenza fuori da ogni decenza. Diamo forse fastidio? Le nostre informazioni non sono utili per migliorare diagnosi e terapie?

Mi pongo mille domande mentre, per motivi familiari, mi trovo al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Rieti, trepidante per le gravi condizioni di un mio congiunto.

Ieri sera, dopo cinque ore di attesa nella sala accompagnatori, ho chiesto di parlare con il medico del P.S., che si è negato per due ore dichiarandosi impegnato in sala visite. Quando in sala d’attesa non c’era più anima viva, ho chiesto perentoriamente alla Guardia Giurata i motivi di tale comportamento. Ho ricevuto solo il permesso di entrare per stare accanto alla persona amata.

Finalmente, al medico del turno di notte ho potuto fornire preziose informazioni sulla storia clinica del paziente. Non ho mancato di complimentarmi con il collega per la sua gentilezza. Ho appreso che, solo per rassicurarmi, è stato eseguito un esame diagnostico fondamentale che avevo richiesto insistentemente.

La gestione carente del paziente

Oggi il mio congiunto non ha ricevuto né pranzo né cena. Solo in serata si è saputo che non erano state date disposizioni al riguardo, nonostante nulla lo giustificasse. La visita infettivologica, che attendevamo, è stata rimandata a domani.

Un esame TC ha evidenziato gli esiti di una broncopolmonite di 30 giorni fa ancora non guarita. Noi medici sappiamo bene che da certe patologie bisogna guarire completamente per evitare gravi complicanze. Ricoverare un paziente con febbre a 37,5, desaturazione e un evidente quadro polmonare attivo non è forse ragionevole?

Esasperata da comportamenti poco etici e non rispettosi del codice deontologico, denuncio quanto accade non solo con il mio congiunto, ma a troppe persone costrette a rivolgersi al Pronto Soccorso.

Le cause del sovraffollamento

Di recente, la Regione Lazio ha chiesto a noi MMG di non causare il sovraffollamento del P.S. Ma come possiamo essere noi la causa, quando il problema risiede nelle dimissioni troppo frettolose di pazienti non completamente guariti?

Il mio congiunto, dimesso dopo sette giorni di degenza per broncopolmonite e insufficienza respiratoria, è tornato al P.S. per un peggioramento delle sue condizioni, nonostante io avessi seguito scrupolosamente tutte le indicazioni.

Un appello al cambiamento

Con questa segnalazione invito chi, come me, soffre una carente gestione della sanità pubblica a condividere commenti e testimonianze. Lo faccio per i nostri familiari malati e soli, per chi non può difendersi e per chi è abbandonato in un letto d’ospedale in attesa che qualcuno si prenda cura del suo caso.

Sensibilizziamo l’opinione pubblica e i responsabili della politica e della sanità affinché si realizzi un miglioramento umano, etico e sociale.

 

Print Friendly, PDF & Email

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*

 

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.