Sono oltre 300 le famiglie che rischiano di ritrovarsi senza reddito a causa della decisione della Regione Lazio di interrompere i contratti con i soccorritori del servizio privato di emergenza-urgenza. Una situazione già drammatica per i lavoratori di San Paolo della Croce, licenziati, e che ora si aggrava ulteriormente con la possibile esclusione dei soccorritori di Borgo San Pietro e Paganico Sabino. Il problema nasce dall’Avviso pubblico regionale per l’assunzione di 226 autisti presso l’Ares 118, di cui 100 senza esperienza. Una scelta che, secondo i soccorritori, penalizza chi è già formato e attivo nel sistema. “Come si può sostituire personale qualificato e con esperienza con lavoratori senza preparazione? È inaccettabile”, denuncia Simona Cardella, referente del comitato civico Rieti Consapevole.
I lavoratori del settore privato, molti dei quali impiegati in prima linea durante la pandemia, si sentono abbandonati: “Eravamo indispensabili per tappare le falle della sanità pubblica. Ora siamo stati usati e gettati via”, accusa Cardella. Il comitato denuncia la mancanza di risposte concrete da parte del presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, che da oltre un mese evita un confronto con i lavoratori nonostante i numerosi solleciti.
La questione è seguita dalla UGL Salute, che ha sottolineato come l’imminente Giubileo richieda un aumento delle risorse specializzate, non la riduzione. Tuttavia, l’allarme lanciato finora è rimasto inascoltato.
Se non ci saranno risposte, i lavoratori sono pronti a manifestare sotto la Regione Lazio per difendere il proprio diritto al lavoro. “Non possiamo permettere che 300 famiglie, alcune monoreddito o in situazioni delicate, siano lasciate in mezzo a una strada”, conclude Cardella, promettendo di monitorare la situazione per dare voce a chi rischia di perderla.
Un’altra pagina difficile per la gestione della sanità pubblica, che lascia i cittadini e i lavoratori in balia delle decisioni politiche.
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