Alle 22.39 del 9 ottobre 1963, 260 milioni di metri cubi di montagna precipitano nel lago e una massa d’acqua alta 200 metri scavalca la diga e si abbatte sui paesi di Longarone, di Erto e di Casso, un boato sordo e poi la valanga di fango e detriti travolge gli abitanti della Valle e li trascina per decine di chilometri. Il bilancio e’ catastrofico: duemila vittime.
Oggi viene ricordata la strage del Vajont una delle più grandi tragedie che ha colpito l’Italia nel dopoguerra.
Il ricordo di quei giorni è anche di Mirella, che oggi ha 86 anni e vive a Rieti ma che, quella notte maledetta, ha perso più di 70 parenti tra cui anche bambini.
Mirella ancora oggi si commuove e così a raccontare la sua storia è la figlia Maria, l’ultimogenita.
“Appena saputo della tragedia – racconta Maria – i miei genitori partirono immediatamente da Rieti. Hanno scavato a mani nude nel punto dove c’era la casa dei miei zii. Inginocchiati a piangere insieme ai soldati e tra quelle macerie, mentre cercavano mamma ha detto a mio padre”.
Foto: RietiLife ©