La storia di Ale, studentessa autistica tra indifferenza e difficoltà: “Le viene negato l’accesso all’istruzione”

La voce di Roberta si fa portavoce di un malessere che purtroppo accomuna tante famiglie. Attraverso una lettera toccante, racconta la storia di Graziella e di sua figlia Ale, una ragazza meravigliosa di quasi 18 anni, autistica, che sta lottando per avere quello che dovrebbe essere un diritto di tutti: l’accesso all’istruzione.

Ale frequenta un istituto superiore della sabina, ma la sua presenza a scuola è limitata a pochi giorni a settimana, e anche questi sono oggetto di continua contrattazione. Graziella, la madre, ha passato anni a combattere contro il continuo cambio di insegnanti di sostegno e l’inefficienza del sistema scolastico. Ora, la stanchezza prevale sulla rabbia, trasformando il grido di frustrazione in un sussurro di tristezza.

“Me lo dicessero che devo tenerla a casa, non è giusto, ma almeno ci mettessero la faccia. Invece stiamo contrattando due giorni al massimo a settimana”, racconta Graziella, con una voce carica di delusione e rassegnazione. La fatica di combattere un sistema che, di fatto, sembra respingere i ragazzi come Ale, pesa sempre più sulle spalle di questa madre, che si trova a dover immaginare un futuro pieno di incertezze. Dopo i 18 anni, Ale non potrà più frequentare il corso gratuito che segue con costanza nel pomeriggio. “Per altri centri è necessario pagare… con che cosa?” si domanda Graziella. La questione economica è solo una delle tante sfide che le famiglie di ragazzi con disabilità si trovano ad affrontare, un peso ulteriore che si aggiunge alla lotta per i diritti fondamentali.

Le parole di Roberta, che si scusa a nome di una società che sembra essersi dimenticata delle persone più vulnerabili, risuonano come un appello accorato: “Chiedo scusa io ad Ale per questo mondo in cui, se non si ricomincia a mettere la persona al primo posto, non andremo da nessuna parte”. La storia di Ale e di Graziella è quella di tante altre famiglie che ogni giorno si trovano a combattere contro un sistema che spesso, anziché includere, esclude. E ogni storia come questa ci ricorda quanto ancora c’è da fare affinché la scuola e la società diventino davvero inclusive, non solo a parole, ma nei fatti”.

Restiamo a disposizione per eventuali repliche.

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Foto: RietiLife ©

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