Dal 6 ottobre al Palazzo Dosi la mostra dei 100 anni della radio

(di Valentina Fabri) Una storia fatta di tradizione ed intuizione tutta italiana. È quella della radio, celebrata dalla Fondazione Varrone con una grande mostra in scena dal 6 ottobre a Palazzo Dosi. Grande l’orgoglio del presidente della Fondazione Varrone Mauro Trilli che ancora una volta si fa promotrice di cultura.

Ben 11 stanze per ripercorrere 100 anni di uno dei mezzi di comunicazione più longevi ed importanti della nostra storia recente. Una lunga strada, condivisa per quarant’anni col curatore della mostra Stefano Pozzovivo, voce di radio Subasio e nel consiglio di indirizzo della fondazione.

Oltre 200 pezzi unici concessi da collezionisti per una mostra altrettanto esclusiva a livello nazionale, che ripercorrerà le principali tappe della vita della radio. Rarità che segnano periodi cruciali della nostra storia.

LA NOTA

100 anni vicini e lontani. Dalle onde medie al dab, un secolo di radio e protagonisti della storia d’Italia è il titolo della mostra che dal 6 ottobre a Rieti celebrerà i 100 anni della radio: una iniziativa della Fondazione Varrone Cassa di Risparmio di Rieti a cura di Stefano Pozzovivo, con il patrocinio di Fondazione Achille Castiglioni e AIRE; media partner Radio RAI e TGR Lazio.
Oggi a Palazzo Potenziani la presentazione alla stampa: “Con questa mostra schieriamo Rieti in prima fila nelle celebrazioni nazionali per il secolo d’oro della radio e diamo alla città un’altra bella occasione di crescita e l’opportunità di essere punto di attrazione per tutto il centro Italia” ha detto il presidente della Fondazione Varrone Mauro Trilli presentando un’iniziativa “che non sarà una mostra d’antiquariato”.

A cento anni esatti dall’avvio delle trasmissioni radiofoniche in Italia annunciato da Ines Viviani Donarelli, la mostra di Rieti conduce il visitatore in un’esperienza immersiva nell’universo di suoni, suggestioni, fatti e personaggi storici che la radio ha raccontato. Ciò grazie a oltre 200 modelli che hanno attraversato il Novecento, a contributi sonori originali, a ricostruzioni di ambienti e situazioni in cui la radio era il media di riferimento, passando dagli apparecchi cari ai grandi dittatori degli anni Trenta e Quaranta alle radio che negli anni Settanta e Ottanta si identificarono in toto con marchi e prodotti di consumo.

Un’attenzione particolare è riservata alla radio come oggetto di design, con i pezzi più noti firmati da Albini, Bottoni e Castiglioni e naturalmente con la radio cubo disegnata per Brionvega da Zanuso e Sapper, nelle sue innumerevoli edizioni e in uno specialissimo “formato-Rieti” dove sarà possibile entrare all’interno. Si potrà salire anche su una speciale Fiat 500 e fare l’esperienza dell’ascolto in movimento, come pure entrare in uno studio radiofonico riprodotto nelle sue linee essenziali. il percorso espositivo inizia al piano nobile di Palazzo Dosi Delfini, dove attraverso undici sale si snoderà la narrazione tra tecnologia, contenuti e design che va dal 1924 agli anni Sessanta. Si scende poi al piano terra per una esposizione che da metà degli anni Sessanta condurrà il pubblico fino agli anni nostri.

“La radio ha attraversato la storia del nostro Paese entrando nelle case, accendendo le piazze – ha detto il curatore Stefano Pozzovivo – La nostra mostra ne racconta l’evoluzione tecnologica, ripropone cronache, trasmissioni e voci che sono rimaste nella memoria collettiva del paese, presenta la radio nelle sue forme più iconiche”.
“Con l’avvicinarsi del 6 ottobre sono tante le iniziative che ricordano i 100 anni della radio ma questa di Rieti si impone per completezza e originalità – ha detto il capo ufficio stampa della Rai Fabrizio Casinelli – Più volte è stata profetizzata la morte della radio e invece è un media che ha mantenuto una sua vitalità anche nell’era del web. Ora l’attende la sfida dell’intelligenza artificiale ma sono convinto che terrà botta anche stavolta”.

“Cosa complicata, la radio, e ancora più complicato farne una mostra – ha detto Enrico Menduni, un’autorità nel campo dei media – perché parliamo di un medium immateriale, che racconta le cose spesso mentre esse accadono e lo fa sollecitando solo un senso, l’udito, e quindi consentendo all’ascoltatore di fare altro. Eppure quel sussurro è contemporaneamente un’esperienza universale e personale, che dall’orecchio arriva direttamente al cuore”.

“Questa tecnologia ha affrontato molteplici trasformazioni dalle quali è uscita sempre più solida e più attraente – ha detto Carlo Castiglioni, presidente della Fondazione Achille Castiglioni – Nata per supportare le navi in difficoltà è diventata poi un mobile, trasformato poi in oggetto tecnologico e di design, trovando il modo di bilanciare tecnologia ed estetica, forma e funzione. Oggi l’oggetto radio è stato via via inglobato da nuovi strumenti tecnologici ma il suo impatto penetrativo sembra essere più forte di prima”.

“Mai finora era stato possibile ammirare tante e diverse radio tutte insieme – ha detto Umberto Alunni – Questo significa che i visitatori potranno rivedere la radio dei loro nonni oppure quella di loro giovani, per non dire di grandi pezzi storici come il microfono di Majorana”.

La mostra di Rieti verrà inaugurata domenica 6 ottobre, alle ore 11 a Palazzo Dosi Delfini, in piazza Vittorio Emanuele II 17 e resterà aperta fino al 6 gennaio 2025. L’ingresso è gratuito. Giorni e orari di visita sono il giovedì e venerdì dalle 16 alle 20; il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 20. Scolaresche e gruppi organizzati possono pianificare visite scrivendo a [email protected].
Altre informazioni sul sito dedicato: 100anni.fondazionevarrone.it

Foto: RietiLife ©

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