(di Valerio Vecchiarelli) Da questa notte il rugby reatino non sarà più lo stesso, all’ospedale di Rieti ha passato la palla per l’ultima volta Rivo Lupi, un pezzo da novanta di quella storia scritta sulla passione, le amicizie senza tempo, la genuinità di chi ha saputo fondere i valori dello sport con la vita di tutti i giorni.
Rivo era pilone dentro, fino al profondo dell’anima, e chi conosce il rugby sa cosa vuol dire caricarsi sulle spalle il peso di una mischia, di 14 compagni di avventura, un uomo enorme nel fisico, gigantesco nel cuore.
Rivo era invulnerabile in campo, se ti serviva sostegno bastava uno sguardo e la risposta era sempre la stessa: «Ho capito, frate’». E sì, perché chi con lui ha condiviso il fango prima, le infinite battaglie per tenere in vita il rugby a Rieti poi, era un fratello. Lo sanno bene oggi Mimmo, Stellino, Pipone, Cappelletto, Dino, Raffaele, Alvaro, che sanno di dover andare avanti senza più un angelo custode al fianco, e tutti noi che almeno una volta nei tanti giorni passati a rincorrere un ideale ovale, abbiamo avuto l’onore di sentirci chiamare fratelli. Era come sentirsi protetti, avere un riparo sicuro nella tempesta.
Da qualche anno la vita gli aveva tirato un placcaggio da cui faticava a rialzarsi, non era riuscito ad accettare il saluto della sua Piera, l’altra metà della storia, insieme erano una cosa sola, amore e rugby. Un esempio antico. Negli ultimi tempi Rivo imperversava con i suoi messaggi social, non sopportava le scaramucce che dividono, ripeteva all’infinito le stesse parole: «Uniti, insieme, vogliamoci bene». Gli abbiamo voluto bene, davvero. Con Rivo Lupi da Montopoli, il nostro gigante, il riparo nella tempesta, ci si sentiva al sicuro. E si imparava, sempre.
Un abbraccio grande come il papà che se n’è andato va ad Alessandro, che è cresciuto dentro a una mischia amarantoceleste e ora dovrà continuare a camminare solo in prima linea. Lo aiuterà l’esempio, il ricordo di un papà unico.
Rivo era un rugbista. È bello pensare che i rugbisti non muoiono mai. Al massimo passano la palla.