Ha centrato l’obiettivo il convegno organizzato dal CAI Rieti il 14 giugno presso il Comando della Polizia Municipale alla presenza di alcune autorità (Scuola Forestale Carabinieri Cittaducale, Arma dei Carabinieri Stazione di Monte Terminillo) e cittadini molto interessati, stupiti e partecipi. Dopo i saluti del Presidente della sezione del CAI Francesco Battisti e quelli della Prof.ssa Silvia Proietti, Referente del Rettore per la Terza Missione-Università della Tuscia, è stato spiegato con dati, tabelle e foto eloquenti il cambiamento climatico in cui siamo immersi e di cui c’è ancora scarsa consapevolezza di tipo scientifico.
La Prof.ssa Marina Baldi del CNR-Istituto per la BioEconomia e docente di Climatologia e Meteorologia presso il corso universitario di Rieti Scienze della Montagna Università della Tuscia, ha spiegato in modo chiaro, efficace ed esaustivo lo scenario della crisi climatica dal globale al locale, illustrando con dovizia di dettagli e dati alla mano i segnali di cambiamento climatico nell’area del Terminillo, distinguendo il clima dal tempo meteorologico e descrivendo la crisi ecologica legata al surriscaldamento globale causato principalmente dall’attività umana.
Nonostante la messe di osservazioni sulle cause, che la maggioranza della comunità scientifica internazionale individua nell’impronta antropica, è arrivata la domanda vagamente negazionista da parte di uno spettatore a cui la relatrice ha risposto con ulteriore chiarezza di informazioni scientifiche, senza scomporsi. Ha soprattutto evidenziato che ciò che accade sulla Montagna non rimane sulla montagna, ma si ripercuote su tanti aspetti che non è possibile più ignorare. Tra questi il cambiamento climatico incide sulla fenologia degli ecosistemi, un fenomeno che sta sotto gli occhi degli scienziati (e di tutti gli escursionisti) e che chiamano “sfasamento” tra la fioritura delle erbe alpine e le attività degli insetti impollinatori.
La Dott.ssa Ines Millesimi ha poi descritto un caso di studio che è stato l’argomento centrale del convegno: i metodi di campionamento delle microplastiche sul Monte Terminillo, la discussione e i risultati della prima ricerca scientifica avvenuta su diverse vette del massiccio. Frutto di un dottorato di ricerca in Ecologia presso l’Università della Tuscia, questo studio ha permesso di raccogliere dati e osservazioni sulla concentrazione preoccupante di microplastiche nella neve la cui sorgente, per le particelle più grandi, è stata individuata soprattutto nell’abbigliamento tecnico, nelle attrezzature e in altro che gli alpinisti e gli escursionisti rilasciano indirettamente (sfregamento meccanico, usura) o direttamente (abbandono di plastiche secondarie, apposizioni di adesivi o bandierine tibetane che si degradano sulle vette) nell’ambiente montano. A ciò si aggiungono le microplastiche trasportate dal vento e provenienti da diverse sorgenti. Insomma la montagna in alta quota non è più quell’ambiente puro e incontaminato che poteva essere prima della civiltà industriale e dell’introduzione della plastica che ci ha semplificato la vita, lasciando un’eredità pesante da gestire: il proprio inquinamento ubiquo.
In tema neve e Terminillo il dottore in Scienze Forestali Alessandro Mazzilli, previsore neve e valanghe dell’ex Corpo Forestale dello Stato, attualmente in forza nei Vigili del Fuoco e Capo Stazione del CNSAS Rieti, ha illustrato con accuratezza le dinamiche nivologiche del Terminillo e gli effetti sulle attività outdoor, dimostrando il perché gli incidenti su terreno innevato stiano cambiando sul massiccio reatino e in Appennino centrale, anche a causa del metamorfismo del manto nevoso dovuto a fusione e rigelo, un fenomeno sempre più tipico sul Terminillo. I dati da lui descritti si sono dimostrati in linea con quanto affermato dalla climatologa in merito alle “cumulate” di neve delle ultime stagioni invernali. Stando alla tabella degli spessori nivologici del Monte Terminillo (stazione MeteoMont) la stagione invernale 2007/2008 resta la più ricca di neve contro il magro scenario dell’ultima stagione.
Si è trattato dunque di un convegno utile per tutti nel solco degli obiettivi formativi dell’Agenda ONU 2030, affinché si adottino misure urgenti per combattere la crisi climatica e l’inquinamento da plastica con le loro conseguenze per il biota e per la salute umana, anche nella prospettiva delle generazioni future.
Foto: Cai Rieti ©