“A Rieti siamo abilissimi a guardare il dito e mai la luna, come testimoniano i comunicati stampa e le dichiarazioni apparse sui quotidiani locali in merito all’aggressione subita nei giorni scorsi da una studentessa dell’università di Rieti. Abbiamo avuto sotto gli occhi ad un tentativo di molestia sessuale e conseguente aggressione e siamo stati capaci di non parlare neanche una volta di “Violenza di Genere” (cioè del fatto che una donna è stata aggredita da un uomo) ma di immigrazione. Non ci vuole niente a far sparire una donna dietro la retorica dell’immigrato delinquente. Ma questo non è più accettabile!! Innanzitutto, riposizioniamo al centro la questione di genere. Una giovane studentessa è stata vittima di una molestia sessuale e di un’aggressione da parte di un soggetto di sesso maschile. Questo è il problema! Non il fatto che il soggetto di sesso maschile sia straniero. La mancanza di una cultura che rispetta la donna rende di per sé insicura la città. Se non si affronta questa grave carenza culturale non avremo mai città più sicure. Secondo poi, sembra che l’aggressore sia un minore, quindi verrebbe da chiedersi, volendo guardare la luna, come mai un minore se ne stia a bighellonare in piazza dalla mattina alla sera, invece che essere a scuola o impegnato in altra attività di tipo educativo/formativo che ne favorisca l’inclusione, come da mandato dei centri di accoglienza dei Minori Stranieri Non Accompagnati; E questo rimanda ad un tema di cui la città non sembra volersi fare carico: Rieti è una città che non offre niente a un quindicenne. Sia esso italiano o straniero. L’assenza di centri di aggregazione e di attività ricreative progettate con fini pedagogici, gratuite ed accessibili a tutti, mina dalle basi la sicurezza della nostra città. E’ questo vuoto che rende Rieti insicura. Qualche poliziotto in più in piazza male non farà. Ma di certo non sarà la cura!: lo scrive Arci Rieti.
“Esprimiamo vicinanza e solidarietà alla studentessa vittima di molestie, in pieno centro storico” scrive in una il Partito Democratico di Rieti sul fatto della studentessa iraniana aggredita in pieno centro a piazza Oberdan (leggi). E continua: “Gli episodi di violenza e di degrado sociale che negli ultimi mesi hanno visto protagonista la città di Rieti destano grande preoccupazione e la necessità di una chiara presa di posizione, che non si riduca, come fino ad oggi ha fatto la destra che governa questa città, a un mero strumento di campagna elettorale solo quando si è all’opposizione. Chiediamo quindi di sapere, riservandoci di presentare a breve un’interrogazione tramite i consiglieri del partito democratico, cosa stia facendo e cosa abbia già fatto l’amministrazione comunale di destra in merito, quali azioni per prevenire questi episodi, quali progetti di sensibilizzazione e cura dei giovani, come si stia adoperando per rendere sicure e illuminate le strade della città, per creare luoghi sani e belli dove i giovani possano incontrarsi senza dover vagare da un luogo all’altro della città.
Inoltre vorremmo conoscere quali strumenti il sindaco è l’amministrazione abbiano messo a disposizione della studentessa e delle sue colleghe a seguito di quanto accaduto.
Anche su questi temi si misura una città che vuole essere attrattiva per studenti e studentesse universitarie e per i giovani tutti, che devono potersi sentire al sicuro” cocnclude la nota.
“In meno di 48 ore a Rieti si è consumata un’aggressione a danno di una studentessa universitaria e l’ennesima rissa in centro storico per mano di cittadini extra – comunitari. Fatti tutt’altro che isolati nella cronaca pressoché quotidiana di una città che appare essere caduta in preda al banditismo e alla violenza delle gang. Droga, spaccio, minacce, furti, rapine e pestaggi infestano le vie del centro e le periferie, al punto da recare danno e paura ai cittadini residenti e agli esercenti le attività del posto. La gravità del fenomeno è tale da esigere una terapia d’urto, ben oltre le parole di condanna e le frasi di mera circostanza. Anche l’installazione delle sole telecamere non basta a fronteggiare un fenomeno criminale che deve essere stroncato ancor prima di monitorarlo. Urge piuttosto rafforzare la presenza delle forze dell’ordine poste a presidio del nostro territorio, rimpiazzando i tanti agenti andati in pensione. Al contempo chi ha compiti di governo, anche in sede di comitato dell’ordine pubblico e della sicurezza deve pretendere che a determinare il numero dei migrati da ospitare non sia solo lo spazio a nostra disposizione, ma anche e soprattutto l’occupazione e gli altri servizi cui dipende la capacità di accoglienza del nostro territorio. Altro errore da evitare è la concentrazione dei cittadini extra – comunitari in determinate zone della città, cui è legato il rischio di creare dei quartieri ghetto e delle zone franche dell’illegalità. Occorre agire con immediatezza per restituire ai cittadini la libertà di vivere e di operare con pienezza nella città ove cresciamo i nostri figli. La sicurezza non è un slogan, ma un dovere da adempiere anche con la forza a tutela di una città che non può e non deve cadere vittima della paura” lo dice il consigliere Antonio Emili.
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