“L’associazione il Fosso di Helm, in collaborazione con altre realtà della nostra città, Area Rieti, La Contea, Comunità Rieti, il movimento Indipendenza, aveva immaginato di organizzare per venerdì 17 una manifestazione in largo Alfani, per denunciare il degrado sociale che avanza nella nostra piccola realtà urbana, lo spaccio a cielo aperto, i continui atti di microcriminalità, il vandalismo di bande di giovani, per lo più immigrati, che proprio nel parcheggio dietro il Comune, in pieno centro storico, vede il fulcro principale. Nella giornata di oggi gli uffici comunali ci hanno informato che la manifestazione non sarà autorizzata, chiedendoci di spostarci in piazza Vittorio Emanuele”: lo scrivono le associazioni.
“Sarebbe complesso spiegare agli uffici comunali che noi non siamo una pro loco, ma delle realtà politiche e culturali, e che il luogo fisico dove svolgere una manifestazione non è intercambiabile, perché se debbo denunciare il degrado di un luogo non posso spostarmi in un altro, seppur vicino. Complesso ed inutile probabilmente, perché quando a prevalere è la burocrazia si entra in un ginepraio che poco ci interessa. Non faremo la manifestazione, nonostante ci fosse stata sollecitata da tanti cittadini, commercianti, residenti, padri e madri di famiglia stanchi di dover assistere inermi all’arroganza impunita di giovani senza regole, privi di qualsiasi controllo. Prendiamo atto che per l’amministrazione è accettabile che quotidianamente queste bande di giovani stazionino dietro al Palazzo comunale, compiendo atti violenti, vandalizzando le macchine, spesso spacciando con tranquillità a cielo aperto, ma non è permesso che dei cittadini possano manifestare la propria indignazione nel rispetto delle regole, ne prendiamo atto senza vis polemica, ma con tanta tristezza. Tristezza nel constatare che fondamentalmente le istituzioni, tutte, derubricando questi atti a microcriminalità, sostanzialmente se ne fregano. Se ne frega la magistratura che costantemente rimette in libertà quanti vengono arrestati, perché aggredire una persona per strada, sfasciare una macchina, spacciare modiche quantità di droga non sono crimini importanti, carcere e comunicati stampa valgono per presunti corrotti, per presunti evasori, non per un immigrato che nudo gira per strada, non per il giovane ubriaco che prende a calci una macchina. Non sono crimini importanti, non fanno audience, ma spesso devastano la vita di un povero Cristo che ha speso i risparmi di una vita per comprarsi la macchina, rendono un incubo le serate di un padre che non sa se la figlia sarà molestata o meno da un clandestino minore, giunto in Italia non accompagnato, e per questo fondamentalmente non giudicabile, lasciano nell’ansia i genitori che non sanno se i figli acquisteranno da qualcuna delle risorse giunte con i barconi una dose che rovinerà loro la vita. Non frega ai politici, che spesso ne parlano in campagna elettorale, ma poi giunti al potere si barricano dietro “al non possiamo fare nulla, abbiamo le mani legate”. Certo altre sono le priorità delle istituzioni, PNNR, mega progetti di sviluppo, cantieri da inaugurare, ma la quotidianità della gente è altro: bollette sempre più care, lavoro sempre più precario, una burocrazia sempre più opprimente, ed a questo un’insicurezza costante, che pian piano sta trasformando anche le nostre piccole città in borgate in cui regna solo la legge del più arrogante, l’anarchia di masse senza identità che hanno occupato piazze e quartieri, nel disinteresse generale. E non saranno due telecamere in più, spesso rotte, e comunque inutili quando al reato non corrisponde alcuna sanzione, ad arginare tutto questo. Chi mi rimborsa la macchina danneggiata? Il clandestino senza arte ne parte alimentato ed accudito da cooperative che nulla fanno in termini di controllo di giovani e risorse a loro affidate? Chi restituisce al pensionato i soldi rubati? Chi difenderà il padre esasperato che prende a calci il giovane che ha molestato la figlia, o aggredito il figlio? Nessuno ed oramai ne siamo ben consapevoli. Questo avremmo voluto dire Venerdì. Non ci è stato permesso. Valuteremo allora come reagire, perché di una cosa siano certe le autorità: la città è nostra, qui siamo nati, qui abbiamo deciso di vivere ed investire, qui sono le nostre radici, e non permetteremo ai nuovi barbari di cacciarci. Costi quel che costi” concludono le associazioni.
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