Una lettera dei genitori per spiegare il gesto della figlia. L’hanno inviata al sindacato Unarma i genitori di Beatrice Belcuore, 25enne di Castelnuovo di Farfa che si è suicidata lo scorso 22 aprile alla Scuola marescialli di Firenze, dove era allieva. Faceva parte del Secondo battaglione (leggi).
Secondo quanto riporta Open e molti quotidiani nazionali, Beatrice al padre e alla mamma aveva raccontato di essere stata obbligata a presentarsi tutte le mattine alle 6,15 nonostante avesse il Covid e i sintomi influenzali. Parlando poi di altre vessazioni sotto forma di regole: “Le ragazze non possono indossare stivaletti tipo Dr Martens o Timberland durante le libere uscite. Chi ha conseguito un esame con voto pari a 18-19-20 salta il pernotto. Dietro la porta della camera non ci deve essere nulla tranne l’acqua, niente sotto la scrivania, no beauty case in bagno, porte delle camere sempre aperte se non siete in libertà” scriveva. Messaggi per denunciare regole rigide e l’intenzione di mollare oltre” ad affermare che “questa scuola mi sta rovinando la vita”.
Ieri i genitori hanno scritto una lettera-denuncia, rilanciata dall’associazione sindacale dei carabinieri Unarma. “Nei giorni precedenti la morte manifestava un forte stress psicofisico, difatti riferiva alla madre che stava perdendo i capelli e che non ne poteva più di sottostare a quelle ‘regole’ poco funzionali e che si insinuavano in ogni ambito della propria vita. Inviava spesso le foto di come era costretta a vestirsi in abiti borghesi per poter avere un paio di ore di svago concesse durante la libera uscita, del fatto che doveva necessariamente tenere i capelli raccolti. Diceva sempre più spesso alla mamma ‘questa scuola mi sta rovinando la vita’. Vogliamo manifestare la nostra totale disapprovazione nei confronti di un sistema costituito da gerarchi inseriti in un contesto che non manifesta valori umani”.
“Nei primi giorni di frequentazione della scuola aveva manifestato l’intenzione di abbandonare il percorso anche se era da sempre stato il suo sogno. Aveva percepito quello che ci riferiva essere un ambiente estremamente rigido e totalitario. Successivamente si era convinta che il regime così restrittivo rientrasse nella logica di un periodo iniziale per testare in prima battuta le capacità di resilienza dei futuri marescialli. Purtroppo questo non corrispondeva a realtà: le condizioni di pieno inasprimento e i ritmi di vita serrati sono continuati” aggiungono i genitori.
E infine: “Episodi come quello di nostra figlia, o come quello avvenuto nella stessa scuola nel 2017 (un allievo di 22 anni si sparò alla testa, ndr), devono servire da spunto per un cambiamento nelle istituzioni, affinché trovino il modo di sostenere le proprie unità nei momenti di difficoltà”.
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