Boom di visite al museo archeologico di Fara Sabina

Il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina, segno della grande voglia da parte di turisti e curiosi di ammirare le bellezze culturali di Fara in Sabina, è entusiasta di annunciare un eccezionale afflusso di visitatori durante l’ultimo mese. Dal 16 marzo infatti, giorno in cui si è tenuta l’inaugurazione della nuova sala dedicata al famoso Carro di Eretum e i suoi preziosi reperti, il museo ha riscontrato un grande successo di presenze: numerosi visitatori di tutte le età hanno varcato le sue porte per ammirare il tesoro custodito all’interno delle sale. Questo dato conferma il forte interesse del pubblico nei confronti dell’offerta culturale del museo dedicato alla civiltà dei Sabini. Persone che si sono recate da diverse zone del Lazio e d’Italia per approfondire la conoscenza di uno dei luoghi più preziosi e affascinanti della Sabina: la maggioranza (il 38%) sono state persone del territorio comunale, subito a seguire (il 24%) sono arrivate da Roma, invece il restante è giunto a Fara in Sabina da diverse zone del territorio nazionale tra cui la Lombardia, il Veneto, la Liguria e l’Emilia Romagna. Dati alquanto positivi che sicuramente sono stati influenzati dal recente evento dedicato all’arrivo del Carro del Principe: persone curiose ed entusiaste di conoscere una delle pagine più affascinanti e travagliate della storia dell’archeologia. Il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina (Musaf), dopo anni di lavoro sinergico e scrupolosa attenzione, ha infatti accolto il reperto che non solo rappresenta un patrimonio inestimabile per la Sabina, ma simboleggia anche il frutto di un recupero (seguito da un’operazione di cura e restauro) reso possibile dal lavoro sinergico del Comune di Fara in Sabina e della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti.

“Ringrazio innanzitutto il sindaco Roberta Cuneo per avermi concesso piena fiducia nell’amministrare il finanziamento regionale e nel gestire i rapporti con la Soprintendenza” – dichiara Paola Trambusti, consigliera comunale con delega al Museo Civico Archeologico e alla Biblioteca comunale Abate Alano di Passo Corese –. “In seguito a un progetto di adeguamento dei locali museali, per ospitare il corredo della Tomba XI e il famoso Carro del Principe, nel 2021 la Regione Lazio concesse al nostro Comune il finanziamento necessario per raggiungere tale obiettivo e poter così restituire alla comunità un importante pezzo di storia dell’antico popolo sabino. L’iter per portare a termine tale lavoro – continua Trambusti – è stato lungo e talvolta difficoltoso: ci siamo dovuti confrontare con i vari Enti preposti, dal Genio civile alla Soprintendenza, per assicurare una struttura moderna e idonea, nonché un allestimento in linea con l’importanza dei reperti. È stato per me un onore avere la delega al Museo da parte del Sindaco – sottolinea –, il mio obiettivo è stato da subito poter creare un ambiente di collaborazione con tutti coloro che hanno curato e contribuito alla riuscita dell’opera e dar vita a quello che viene chiamato “il Museo per tutti”, soprattutto per la fascia di visitatore più giovane. Il nuovo allestimento, – aggiunge – arricchito anche dal multimediale, in questo mese dall’inaugurazione ha sicuramente aumentato le visite sia nazionali che estere e con grande soddisfazione posso affermare che questa opportunità ha dato modo di far conoscere l’intero Museo Archeologico. Ringrazio inoltre – conclude la consigliera comunale – il grande lavoro svolto dall’ufficio stampa della Pro Loco di Fara in Sabina per la promozione”.

 

Il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina

Il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina è uno dei punti di riferimento per la conoscenza della civiltà dei Sabini, in quanto conserva i materiali provenienti dai due centri più importanti della Sabina Tiberina: Cures ed Eretum. Allestito a partire dal 2001 all’interno del rinascimentale Palazzo Brancaleoni (sito in piazza del Duomo) ha visto – nel corso degli anni – le sue collezioni ampliarsi, grazie agli scavi effettuati con regolarità proprio a Cures ed Eretum. Il cospicuo aumento del numero dei materiali ha reso necessario nel corso del tempo l’allestimento di nuove sale: la sala della Scrittura, interamente dedicata al cippo inscritto ritrovato nel greto del Fiume Farfa, e la sala dedicata alla Tomba XXXVI di Colle del Forno.

Della fase rinascimentale, l’edificio conserva intatta la facciata della prima metà del ‘400, mentre gli interni sono stati pesantemente ristrutturati dai successivi proprietari: al tardo barocco possono essere ascritti gli affreschi di una delle sale, dipinti con motivi a grottesche come si usava nei piani nobili delle case di fine ‘700.

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