L’arte del canto a braccio incanta la Camera dei Deputati

L’arte del canto a braccio incanta la Camera dei Deputati. Questa antica tradizione culturale dell’entroterra italiano è entrata nel cuore delle Istituzioni grazie al convegno Poesia a braccio: “improvvisamente” arte e tradizione. Un patrimonio dell’entroterra culturale italiano da custodire e valorizzare che si è svolto nella prestigiosa sala della Regina di Montecitorio. L’evento, promosso dal questore della Camera dei deputati Paolo Trancassini, ha visto la partecipazione del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, del presidente della Commissione cultura della Camera Federico Mollicone, dell’assessore alla cultura Letizia Rosati dell’antropologo Marco Polia.

Ma sono i poeti a braccio i veri protagonisti di questo evento: Alessio Runci di Terzone (Leonessa), Felice Vanni di Terzone (Leonessa), Stefano Prati di Lariano (Rm), Marcello Patrizi di Montereale (Aq), Emilio Meliani di Santa Maria a Monte (Pi) si sono esibiti in una breve performance, una sfida poetica rigorosamente improvvisata e in ottava rima, che ha emozionato il pubblico presente in sala formato, tra gli altri, da una delegazione di sindaci della provincia di Rieti. Il canto a braccio, radicato nel mondo agropastorale del centro Italia, ha costituito da sempre un elemento centrale nella vita delle comunità delle aree interne, plasmandone il tessuto sociale e culturale nel corso dei secoli. Questa forma d’arte, tramandata oralmente di generazione in generazione, affonda le sue radici nell’antichità, narrando e riflettendo le identità culturali e i valori profondi delle comunità e dei territori. I poeti a braccio utilizzano ancora oggi la stessa metrica dei grandi classici, l’ottava rima in versi endecasillabi, di cui sei in rima alternata e le ultime due in rima baciata, cantata a cappella e caratterizzata da toni sarcastici ed intenti satirici. Ma è la singolar tenzone (duello poetico) l’elemento chiave che coinvolge i poeti e il pubblico conferendo un carattere unico a questa pratica di improvvisazione.

Ancora oggi, soprattutto in occasione di feste popolari, prendono vita vere e proprie sfide, le singolar tenzoni, in cui i poeti-pastori avevano e hanno tuttora l’obbligo, per ciascun poeta, di iniziare il proprio canto usando il primo verso in rima con l’ultimo verso cantato dal poeta antagonista. “La poesia a braccio rappresenta un’arte antica di grande interesse storico, un patrimonio culturale popolare, quindi autentico, da custodire e valorizzare” ha detto il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano durante il suo intervento. “Ho sempre creduto nel valore della cultura popolare – prosegue il ministro – perché è autentica ed è per questo che il Ministero vuole sostenere la poesia a braccio come bene immateriale da tutelare”. “Il nostro obiettivo è di accendere i riflettori sull’arte dell’improvvisazione – ha commentato il questore della Camera dei deputati Paolo Trancassini – una forma d’arte antica delle aree interne che rischia di estinguersi. Oggi celebriamo questa tradizione locale del mondo agricolo e pastorale, patrimonio di conoscenza della nostra cultura”. “Stiamo lavorando per salvaguardare quest’arte – spiega Federico Mollicone, presidente della commissione cultura della Camera dei Deputati – e con la prossima legge sui beni immateriali a mia prima firma sarà ancora di più valorizzata. Vogliamo garantire la trasmissione e lo scambio delle conoscenze, delle esperienze e delle pratiche con valore tradizionale e identitario. Sosterremo la proposta di avere Rieti come città della poesia a braccio” ha concluso Mollicone.

“Rieti è orgogliosa di ospitare il primo festival nazionale del canto a braccio presso il teatro Flavio Vespasiano da poco dichiarato monumento nazionale – commenta Letizia Rosati, assessore alla cultura, scuola e università del Comune di Rieti – E’ un’occasione storica per raccontare e rilanciare la nostra storia e la nostra identità passando per la cultura, anche immateriale. Questo è un progetto funzionale al dossier de L’Aquila capitale della cultura 2026, una grande avventura per Rieti “. “La poesia a braccio nasce dal mondo agricolo e pastorale – spiega l’antropologo Mario Polia – la cui vita immersa nella natura è intrisa di poesia, di musica e canto. Assomiglia alle sorgenti delle nostre montagne, spontanea come l’acqua che sgorga, cantando. La scrittura cristallizza il pensiero diceva Platone. Nella scrittura viene perso l’elemento emozionale: il gesto, il tono della voce, l’espressione del volto del poeta. La poesia a braccio è questo: acqua che sgorga limpida dalle fonti montane e queste fonti sono i cuori dei nostri poeti” conclude Polia.

Foto: RietiLife ©

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