Il territorio sabino è in trepidante attesa per l’arrivo del Carro di Eretum al Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina e per l’occasione raccontiamo alcuni aneddoti riguardanti il suddetto palazzo – sito in piazza del Duomo – che sabato 16 marzo inaugurerà la sala che accoglierà il famoso Carro Sabino e i suoi preziosi reperti.
Parliamo dell’entrata del Museo dove, ai rispettivi lati, vi sono esposte due statue funerarie riferibili probabilmente a uno o più sepolcri della prima età imperiale esistente lungo la viabilità ripercorsa dall’attuale SR 313 Ternana. Le statue sono state rinvenute nel 2022 tra i materiali di risulta negli strati di abbandono di un edificio in un’area al limite della lottizzazione industriale del Polo della Logistica di Passo Corese (frazione di Fara in Sabina, RI), esattamente al principio di via dei Cavalli.
La statua posta a sinistra, denominata “Statua muliebre acefala in marmo bianco” del I/II secolo d.C., riproduce una figura femminile in posizione stante sulla gamba sinistra e con la destra poco flessa, purtroppo mancante completamente della parte inferiore degli arti e dei piedi. Il braccio sinistro è aderente al corpo privo della mano. La testa, lavorata a parte, non è stata rinvenuta ed era inserita in origine nello scollo circolare della tunica trattato a gradina. La statua indossava probabilmente un lungo chitone con pieghe scanalate e, al di sopra, un himation/palla drappeggiata che poggia sulle spalle e ripiegato sul petto, scende a sinistra lungo il fianco ove è mancante parte della lavorazione. Il fianco sinistro era completato dalla presenza un piccolo piedistallo rinvenuto nei pressi della statua. Il retro è piatto, ma lavorato, probabilmente perché non destinata a una visione completa.
La statua situata a destra, denominata “Statua togata acefala in marmo bianco” del I/II secolo d.C., rappresenta una figura virile stante con piede destro in posizione avanzata. Il braccio sinistro è sollevato fino al fianco e probabilmente proteso in avanti, terminava con una mano (rinvenuta staccata nei pressi della statua) che trattiene un volumen arrotolato. Il braccio destro, recuperato anch’esso nei pressi della statua, probabilmente era posizionato davanti al petto, così da trattenere il lembo della toga con la mano; proprio qui si evidenza la presenza di un intaglio rettangolare interpretato come un tassello di restauro. La testa, purtroppo non rinvenuta, era inserita nello scollo circolare della tunica trattato a gradina. La statua veste una morbida tunica probabilmente a maniche corte, distinta da ampie pieghe verticali che assumono una forma semilunata in corrispondenza del petto e dello scollo; sopra la veste la toga è drappeggiata abbastanza aderente al corpo. Il sinus si allunga fino alle caviglie e asseconda il movimento della parte inferiore del corpo. Nella parte inferiore sinistra si presenta un plinto su cui si appoggia una larga lacinia ripiegata su se stessa e realizzata con scalpellature incisive. Ai piedi indossava delle calzature non più visibili. La parte posteriore è piatta, ma lavorata, probabilmente perché non concepita per una visione a tutto tondo.
Il Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina, dunque, situato all’interno del suggestivo Palazzo Brancaleoni e fondato nel 2001, si conferma ancora una volta un punto di riferimento essenziale per comprendere e conoscere la civiltà dei Sabini: a partire dal suo ingresso – con le due statue in marmo bianco precedentemente descritte – fino ad arrivare alla sala che ospiterà il corredo della Tomba XI di Colle di Forno, meglio conosciuta come la Tomba del Carro, testimone di una delle pagine più travagliate e avventurose della storia dell’archeologia. La sua storia è infatti avvolta da un fitto velo di mistero e dramma: è stata oggetto di saccheggi da parte di trafficanti clandestini, che hanno trafugato i suoi reperti per il mercato antiquario. Tuttavia, dopo una serie di eventi, il carro assieme ad altri reperti è stato recuperato dalle autorità italiane e sabato 16 marzo farà finalmente ritorno nella sua terra d’origine.