Un’impresa indimenticabile quella di Maurizio Lisci e suo figlio Andrea: completare il trekking al Kilimangiaro. Un’esperienza emozionante e impegnativa, che richiede una buona preparazione fisica, resistenza e determinazione.
“Abbiamo intrapreso la rotta Machame, una delle più impegnative – hanno spiegato a RietiLife – Durante l’ascesa per un totale di circa 70 km e dislivello positivo di 4500 mt s.l.m., abbiamo affrontato diversi ecosistemi, tra cui foreste pluviali, brughiere alpine e paesaggi rocciosi. L’acclimatazione all’altitudine è fondamentale per garantire la sicurezza e il successo dell’avventura, in quanto il mal di montagna porta molto spesso a situazioni gravi”.
Il viaggio si è poi protratto in diversi campi, come hanno raccontato i due scalatori: “Durante la salita abbiamo effettuato 4 soste in campi base, iniziando da quota 1490 mt s.l.m., per poi effettuarne altre a varie altitudine al fine di favorire l’acclimatazione. L’ultima sosta, prima della Summit Night, è stata effettuata nel campo base Barufu (4600 mt. s.l.m.), dove era possibile ammirare i fantastici paesaggi dei ghiacciai e della sottostante pianura lungo la via ‘Mweka‘”.
“L’ ultimo giorno, allo scoccare della mezzanotte, e’ iniziata l’ascesa verso la vetta Uhruru (5895 mt s.l.m.). Dopo circa 7 ore di percorso impegnativo, con avverse condizioni climatiche (neve) e con una temperatura di circa meno 15 gradi, siamo finalmente giunti “Sul tetto d’Africa” hanno concluso. Un’avventura che va ad aggiungersi a tante altretra cui il viaggio in Africa raccontato su RietiLife.
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