(ch.di.) Le maglie bianche con scritto a pennarello “Fai buon viaggio Matte“. Fiori di ogni colore all’ingresso e volti scuri di chi saluta per l’ultima volta un 25enne. Tanta gente per il funerale di Matteo Concetti, il giovane reatino morto suicida in carcere ad Ancona il 5 gennaio. Ad ospitare le esequie la chiesa di Santa Barbara in Agro, a Chiesa Nuova. Banchi gremiti, in tanti anche sul sagrato: gli amici, i coetanei, ovviamente i familiari e i cittadini segnati da questa tragedia, hanno reso omaggio alla bara bianca di Matteo Concetti. Presente anche il sindaco Daniele Sinibaldi.
Ha officiato don Fabrizio Borrello: “Lo so, è un momento segnato dallo strazio – dice don Fabrizio – dall’impotenza, la rabbia: sentimenti che fanno fatica ad essere accolti. Per rispetto a Matteo dobbiamo far tacere tutto questo, per ascoltare una parola non nostra. Quella del Signore, che dà fede e speranza. Il Signore ci parla attraverso Matteo, la sua esperienza – dice Don Fabrizio allacciandosi al Vangelo, con un passo dedicato proprio all’apostolo Matteo – capiamo attraverso questa vicenda cosa il Signore ci sta chiedendo. Chiediamoci cosa possa maturare in noi, usiamo questo momento per crescita in umanità e giustizia. Ci dice di apprezzare la vita, questo ci dice di fare il grido di dolore di Matteo”. La bara bianca di Matteo sarà sepolta a Contigliano: oltre a chi ha partecipato alle esequie, alcuni contiglianesi hanno voluto essere presenti alla tumulazione in segno di vicinanza alla famiglia Concetti.
Ieri l’autopsia del 25enne, in carcere per reati contro il patrimonio. Alla pena di 4 anni, restavano 8 mesi. Aveva scontato in maniera alternativa, ma era tornato in carcere per una doppia violazione a quanto imposto dal giudice e servizio per le tossicodipendenze. Per il medico legale, nell’esame autoptico, nessun segno di violenza, solo quelli di un estremo gesto che però ha tanti risvolti. Si attendono gli esiti di altri esami, cosiddetti tossicologici, per capire di più su un’eventuale assunzione di farmaci e quanto possa essere legato. Un gesto preannunciato, perché Matteo – in terapia per “bipolarismo” ha raccontato la madre ai giornali – poche ore prima, il 5 gennaio, a colloquio in carcere coi genitori aveva detto di non voler tornare in isolamento (a cui era costretto per un episodio alcuni giorni prima che ha coinvolto una guardia carceraria), manifestando l’intenzione di togliersi la vita qualora fosse tornato in cella. Una volta in quella stanza, con la sua supplica inascoltata, non ha retto. Su di lui la famiglia – la mamma Roberta, il papà Wladimiro, la sorella, il cognato – ha voluto accendere un faro, contattando la senatrice Ilaria Cucchi e raccontando tutto alla stampa.
La verità: questo vuole la famiglia. Sulla morte, sul perché le avvisaglie di insofferenza al regime carcerario non siano state ascoltate, sul perché Matteo sia riuscito nel suo intento nonostante fosse in un carcere, il posto più duro da vivere ma certamente controllato.
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