(di Martina Grillotti – da RietiLife Free Press) Niente più tagliolini, gnocchi, ravioli targati Antica Pasta. “Non ci sono più i presupposti per continuare la produzione. Abbiamo cercato con tutte le forze di far ripartire la produzione, ma purtroppo non è stato possibile” parole di ghiaccio che mai nessuno avrebbe voluto sentire, sono quelle dell’avvocato Alessandro Brucchietti nell’annunciare che Antica Pasta chiude definitivamente i battenti e che i 40 lavoratori che attendevano risposte saranno definitivamente licenziati. La notizia si apprende dal Corriere di Rieti: nella mattinata del 3 agosto c’è stato l’incontro tra azienda, sindacati e lavoratori da cui è emersa una situazione tragica che non lascia speranze per il futuro.
Si chiude così un pezzo di storia per il Reatino, un’azienda che dal 1980 ad oggi era arrivata a conquistare il palato non solo dei reatini ma dei cittadini di Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania, Calabria e Sardegna oltre che di Malta e Germania. “Un pugno allo stomaco – ha definito la notizia il segretario Cgil Flai, Sergio Luzzi – Non sappiamo con certezza quanto è stato fatto e quanto ancora si poteva fare”. Parole che si accompagnano a quelle dei lavoratori che proprio non sanno cosa ne sarà di loro, visto che, con l’assenza di una futura ripresa della produzione non potranno accedere nemmeno agli ammortizzatori sociali: “Tanta delusione che si associa ad una crescente preoccupazione per il nostro futuro, tanti di noi hanno nuclei familiari monoreddito e altri hanno entrambi all’interno del pastificio. Abbiamo sperato fino all’ultimo in una soluzione ma escludiamo qualsiasi manifestazione di protesta” dice il portavoce dei lavoratori che oramai hanno mollato la presa, non hanno più alcuna speranza. Amarezza e vicinanza ai lavoratori espressa anche dal sindaco di Greccio, Emiliano Fabi. Una conclusione davvero tragica per un’azienda che per il Reatino era davvero un riferimento.
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Se come sostengono gli ormai ex lavoratori circa la potenzialità di questa azienda, potrebbero tentare costituendosi magari in cooperativa di rilevarla loro stessi anche ricorrendo ad investitori esterni magari aprendo una raccolta fondi con il crowfunding?In questi casi anche le istituzioni potrebbero dare una mano,di sicuro piangersi addosso non cambia le cose