“Un detenuto ristretto nel carcere di Rieti, nella giornata di ieri ha usato una lametta contro un poliziotto penitenziario e lo ha ferito al collo con un taglio da dietro l’orecchio sinistro. Pochi millimetri più in là e il taglio poteva essere fatale”. Lo comunica il Coordinatore regionale Ciro Di Domenico della FP CGIL Polizia Penitenziaria: “L’aggressore ha da tempo problemi psichiatrici che non trovano soluzione in carcere. Voleva essere accompagnato presso la sezione dell’infermeria del penitenziario, ma non appena il poliziotto ha aperto la cella, il detenuto ha estratto una lametta da barba e l’ha usata contro l’agente di Polizia Penitenziaria in servizio in quel momento. Il poliziotto è stato accompagnato presso il pronto soccorso dell’ospedale cittadino dove è stato curato con cinque punti di sutura. L’episodio segue di poche ore quello avvenuto il 31 luglio scorso dove un detenuto ha inferto un violento pugno all’orecchio di un altro poliziotto. Chiediamo un immediato confronto con la Direzione del carcere per trovare soluzioni che stanno minando la salute e la serenità dei lavoratori di Polizia Penitenziaria del carcere reatino”.
Mirko Manna, Nazionale FP CGIL Polizia Penitenziaria: “La gestione dei detenuti con problemi psichici è argomento di salute mentale a carico del servizio sanitario nazionale. Il passaggio dalla medicina penitenziaria che è stata abolita nel 2008 e la presa in carico della gestione della salute, anche quella mentale, da parte del Ministero della Salute, ha avuto il solo effetto di scaricare sul Corpo di Polizia Penitenziaria, il servizio di salute mentale di prossimità che di certo non può competere agli uomini e alle donne di una Forza di Polizia dello Stato. Chiediamo l’apertura di un tavolo con il Ministero della Giustizia, della Sanità e della Conferenza delle Regioni e Provincie autonome, a cui devono essere presenti anche le Organizzazioni sindacali rappresentative della Polizia Penitenziaria per trovare soluzioni immediate alle aggressioni ai Poliziotti penitenziari da parte di detenuti con conclamati problemi psichiatrici”.
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