“Ugo Paolillo martire del volo”: nell’hangar del Ciuffelli i funerali. Famiglia e amici stretti nel dolore per il magistrato pieno di passioni

(di Christian Diociaiuti) Cieli blu per Ugo Paolillo, come si usa dire per chi – nel mondo aeronautico – passa a miglior vita. Stamattina i funerali nell’hangar dell’AeroClub al Ciuffelli: cerimonia nel caldo della mattina del 13 luglio, all’ombra del capannone pieno per metà di gente e dall’altra di alianti pronti per tornare lassù, tra le fortunate termiche della Valle Santa, rimbalzando tra le nuvole per volare in silenzio.

Cieli blu, dicevamo. Un modo per esorcizzare e legare, per sempre, una figura alla sua più grande passione. Paolillo se n’è andato così, facendo quello che amava: volare. Un incidente, martedì, gli è costato caro a 83 anni: il suo aliante a motore e caduto a pochi metri dall’aeroporto da cui era decollato.

Il volo: l’attività che da sempre ha regalato a Paolillo soddisfazione e anche titoli sportivi, sfogo (e ispirazione per tante decisioni), dai mille impegni e pesi del suo lavoro, prima di pm (fu tra i primi a occuparsi di Piazza Fontana e del caso Pinelli, Milano 1969) e poi di giudice, ex procuratore di Rieti, stimato anche L’Aquila dove aveva lavorato. Mille casi, mille vicende, sono tornati alla memoria dopo la scomparsa tragica: martedì, appena alzato in volo dal Ciuffelli è stato visto virare subito, come a voler rientrare.

Un guasto, un malore. Non è chiaro e non lo sarà mai definitivamente. L’impatto del velivolo non ha causato danni a nessuna persona, cadendo in un giardino privato. Nessuna autopsia: evidentemente a chi indaga d’ufficio è sufficiente la dinamica e sono bastate determinazioni del medico legale e il suo esame esterno della vittima. Paolillo oltre al cielo amava il mare: era velista, appena tornato da un viaggio a Caprera. Nell’arcipelago della Maddalena aveva messo in pratica un’altra delle mille conoscenze e passioni.

Nell’hangar in tanti hanno salutato Paolillo. A officiare la cerimonia Don Rino Nicolò: “Vicino alla famiglia – ha detto – Siamo figli del 1968, molti di voi non sanno neanche cosa sia quell’epoca. Ma con lui abbiamo fatto un percorso insieme. Ugo – ha detto Don Rino – ti chiedo scusa per i miei concittadini se a volte non ti abbiamo capito”. Manifestazione di vicinanza all’ex moglie Cinzia, presente, ricordo della moglie Angelica – stroncata in giovane età da un male – e abbraccio ai figli Mattia, Orsetta ed Ellie.

E poi il ricordo della sua figura di uomo e di professionista del mondo della giustizia, l’inevitabile legame tra le Scritture e la Giustizia in senso ampio. Tra le autorità presenti, civili e militari, il presidente del Tribunale di Rieti Pierfrancesco de Angelis e il Procuratore Capo Lina Cusano. Presente Antonio Cicchetti, ex sindaco di Rieti e i vertici della Guardia di Finanza di Rieti, oltre a tutto gli amici del volo a vela, dell’Aeroclub e tanti cittadini che non hanno dimenticato una figura protagonista nello scenario della cronaca giudiziaria del dopoguerra. Grande sostegno dei Vigili del Fuoco a Mattia, uno dei figli, pompiere: “Non gli piaceva festeggiassimo i compleanni poi era sempre felice. Tutta questa attenzione non gli sarebbe piaciuta all’inizio… Grazie di essere qui” ha detto Mattia Paolillo.

Di Paolillo anche il ricordo di Luca Urbani, medico e veterano del volo a vela reatino, attuale marito della prima moglie di Paolillo: “Siamo sempre stati una grande famiglia. Un innovatore nel volo a vela, un vincitore, i tanti riconoscimenti. Un grande uomo – dice Urbani – che ha amato famiglia e cose belle della vita. Ci mancherà, sarà in buona compagnia di tutti quegli amici che non ci sono più”, vittime del volo come ad esempio Alberto Bianchetti, a cui è intitolato l’AeroClub Rieti.

Don Rino ha voluto ricordare il buen retiro di Paolillo, Monte Gambero, le lotte per l’ambiente “spesso all’eccesso” e ha sancito: “Ugo Paolillo è un martire del volo. Ma vedete, evidentemente era un progetto di Dio”.

Foto: Gianluca VANNICELLI ©

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