“Tombe sprofondate, rampicanti che invadono gli spazi, piante d’alto fusto cresciute senza alcun criterio che affondano le radici sino a rischiare di raggiungere i defunti. E tanta incuria e scarsa manutenzione. È ciò che appare agli occhi dei frequentatori del cimitero cittadino, è ciò che da tempo una famiglia reatina fa rilevare alle istituzioni affinché un luogo (sacro, almeno per i credenti) come il camposanto abbia un decoro ed una cura diversa” lo scrive un lettore a RietiLife.
“I componenti della famiglia, dopo la morte della mamma avvenuta sei anni fa, si recano quotidianamente a far visita alla sua tomba ed ogni volta devono fare i conti con questa situazione. Vi è un regolamento cimiteriale che andrebbe fatto rispettare e che, invece, risulta spesso lettera morta. Accanto alla tomba della donna hanno piantato due cipressi che stanno crescendo a vista d’occhio e che rischiano di invadere gli spazi delle altre tombe e con le radici in teoria raggiungere le bare dei defunti. Una consuetudine, quella di porre piante sulle tombe che, dalle foto, parrebbe ormai fuori controllo (e che forse andrebbe vietata dall’art. 49 del regolamento) e che appare in contrasto con il regolamento stesso. Più volte è stata sollevata la questione ma ogni volta le risposte ottenute sono state vaghe ed alle promesse di intervenire non ha poi fatto seguito alcuna inizativa. Ecco allora tombe sprofondate, rampicanti che hanno invaso molti spazi, sporcizia e croci al suolo” continua il lettore.
“Il degrado appare notevole – scrive ancora – soprattutto per chi vorrebbe tenere viva in modo decoroso la memoria dei propri cari. Il regolamento in vigore sembra tuttavia piuttosto sibillino ed in effetti lascia una certa discrezionalità agli operatori. E’ l’art. 51, in particolare, che impone la rimozione d’ufficio – previa diffida – ‘di oggetti, vasi, corone, piante che si estendono fuori dalle aree concesse…che in qualunque forma non si addicano all’estetica del cimitero o che, col tempo, siano divenuti indecorosi’. Più specifico appare l’art. 49, che all’ultimo comma precisa come ‘è pure consentito il collocamento di piantine di fiori e sempreverdi, avendo però cura che non superino le altezze stabilite o che non invadano le tombe ed i passaggi attigui’. Se ognuno ponesse piante del genere sulle proprie tombe, fa notare la famiglia della donna, si rischierebbe di entrare in una foresta e non più in un cimitero: molte sono le piante che hanno superato le altezze ed hanno invaso gli spazi attigui, violando appunto l’accennato art. 49. E i problemi di manutenzione sembrano poi in gran parte addebitabili alla riduzione del personale addetto che, è stato riferito, svolge solo attività part time ed ha pertanto difficoltà oggettive a portare a termine il proprio lavoro. Se la dignità di una collettività si riconosce dalla cura della memoria dei propri cari, è forse opportuno che si intervenga al più presto per sanare una tale situazione” conclude.
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