Da “Chiosa il segno” a chiosa la nota. A Rieti il primo esperimento di traduzione della musica in tratti architettonici. Protagonisti il M° Paolo Di Sabatino e l’Architetto Alessio Patalocco. Il confronto è avvenuto nel cortile della Sabina Universitas a margine del seminario “Chiosa il segno”. Il primo processo di trasmutazione di cui si è parlato nel seminario è stato quello dai lemmi ai tratti. La sfida di trasferire la conversione in tratti architettonici si è quindi spostata sul terreno della musica.
Il componimento musicale prevede la scrittura delle note con il passaggio dai segni ai suoni, perché dunque non provare ad invertire il processo? Dalle note ai tratti architettonici ad esse ispirati. Sfida raccolta dal M° Paolo Di Sabatino, compositore e pianista di lungo corso con alle spalle una nutrita discografia e collaborazioni prestigiose con artisti quali Gino Vannelli, Mario Biondi, Fabio Concato, Fabrizio Bosso, Grazia Di Michele, Antonella Ruggiero solo per citarne alcuni.
L’Architetto Alessio Patalocco, che opera nei campi dell’architettura, del design urbano, dell’arte urbana, del paesaggio, dell’interior design e del modellismo, ha provato in simultanea a convertire in un’idea progettuale l’improvvisazione in chiave jazz del M° Di Sabatino. Dal confronto un elaborato realizzato in maniera istantanea nel tempo dell’esecuzione durata 5 minuti. Il risultato di fronte agli occhi incantati dei tanti architetti intervenuti al seminario. Un esperimento riuscito che promette nuovi sviluppi in due arti che possono essere declinate all’unisono.
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