(di Martina Grillotti – da RietiLife Free Press) Preoccupa la situazione del mercato del lavoro nel Reatino, i conteggi del 2022 si chiudono con un segno negativo: l’1% in meno gli occupati rispetto all’anno precedente in tutto il territorio della provincia di Rieti. Una flessione che non accenna ad arrestarsi, se si considera il periodo precedente alla emergenza sanitaria, quando gli occupati raggiungevano le 58 mila unità. “Il desolante panorama, unico nel quadro regionale, emerge dal dossier ‘Il mercato del Lavoro nel Lazio’ realizzato dalla Uil regionale e dell’Istituto di ricerca Eures” spiega il sindacalista reatino della Uil, Alberto Paolucci, in una nota dando l’allarme riguardo il panorama economico della provincia.
“La nostra provincia è il fanalino di coda del Lazio – dice Paolucci – siamo un territorio che chiede investimenti ma non trova risposte. E se le trova sono negative, basti pensare che dal 2021 al 2022 sono andati in fumo mille posti di lavoro”. Numeri che parlano chiaro quelli riportati nello studio e che di certo non fanno ben sperare i giovani che hanno scelto di rimanere proprio a Rieti per costruirsi una vita.
Basta analizzare i dati per capire quanto la situazione sia drammatica: dei 9.384 contratti attivati nel 2022, appena il 23,7% (poco più di duemila) ha avuto carattere stabile (tempo indeterminato o apprendistato), laddove la restante quota (7.156 contratti) si è configurata come precaria. Complessivamente, il 72% delle attivazioni è a termine o in somministrazione, il 2,2 per cento intermittente e il 2,1 stagionale. Numeri che restituiscono un quadro – al pari di quello delineato sia a livello regionale che nazionale – sempre più incentrato sulla precarizzazione del mercato del lavoro, cui si accompagnano, inevitabilmente, scarse tutele e discontinuità lavorativa. Cifre che poi si rispecchiano, a livello più ampio, anche sulla qualità della vita della provincia reatina, ricordiamo che nel 2022 – secondo Il Sole 24 Ore – Rieti si è classificata al 67esimo posto su 107 province. “Sono cifre che indignano e che gettano nello sconforto migliaia di persone – conclude Paolucci – e che devono far riflettere chi governa se invertire veramente la marcia”.
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