Pubblichiamo gli auguri di Pasqua del vescovo Vito.
Auguri (non consumati) di Vera Pasqua!
Arriva sul calendario, non solo ecclesiale ma anche civile, come un giorno di festa, segnato in rosso quasi dall’obbligo di essere felici, mangiare tanto, non essere soli, fare post e inviare messaggi: il giorno di Pasqua arriva, sempre uguale il suo contorno…
Ma non ce la faccio a celebrarlo come se fosse lo stesso dello scorso anno e questo auguro a tutti voi: che questa Pasqua non arrivi come un giorno da calendario, che non sia funzione o peggio finzione che trasforma le nostre celebrazioni in riti che a volte compiamo, persino da cristiani, come fossero solo scaramantici.
Vorrei che arrivasse la festa insieme col turbamento del tempo che scorre e che non possiamo permetterci di sprecare: allora vi chiedo, e mi chiedo, cosa sarà quest’anno, adesso, del mio giorno di Pasqua?
È davvero il giorno in cui dismetto le bende di ciò che in me muore, mi spegne, mi toglie fiato ogni volta che vivo pensando a cosa può farmi sentire bravo, o bello o senza errori?
È davvero il giorno in cui rinuncio alla parte di me che è destinata a consumarsi perché non è mai sazia quando cerca solo il bene per sé?
Ce la faccio, ce la faccio davvero, a morire per risuscitare nuovo, di nuovo?
O è tutto un solo giorno, che fugge via veloce come la gita di Pasquetta?
Se anche questo giorno sarà un segno sul calendario come gli altri, io avrò invano sprecato un altro anno, un altro tempo nel quale tutte le morti che in mille modi incontriamo non sono riuscite a dirmi, a dirci, che la Vita si moltiplica solo quando esce da sé, e che la vita eterna è possibile già adesso se rompiamo le tombe nelle quali il nostro ego quotidiano ci stringe.
Ce la possiamo fare a spostare la pietra che ci toglie il fiato?
Da soli, nessuno di noi può!
Soltanto insieme e chiedendo a Dio la Grazia di insegnarci a morire, di insegnarci ad amare un fratello e una sorella, che non sia tale solo per legame di sangue, ad amarlo davvero, come esperienza di povertà nostra innanzitutto, possiamo sì, risuscitare già adesso.
Pensate a quando riusciamo a chiedere scusa: quella è risurrezione!
Pensate a quando un genitore riesce a guardare il figlio e la figlia come mistero e non come oggetto acquistato che si vorrebbe col libretto delle istruzioni: quella è risurrezione!
Pensate a quando riusciamo a stare in una relazione – che sia con un amico o con un collega o con una persona che amiamo o con una che incontriamo per caso alla posta – in una forma che non sia di dominanza/sudditanza ma di fraternità e sorellanza, di gratuità insomma, quella è risurrezione!
Pensate a quando muore la parte più dura di noi, quella che più ci consuma: l’attitudine al giudizio, a sentirci migliori di altri che riteniamo indegni, mentre noi ci sentiamo in prima fila: quella morte è l’unica che precede la risurrezione, già qui, già adesso.
Anche pensare di non valer nulla è questione di autocombustione: misurarci secondo performance è tentazione di questo tempo che ci vuole tutti come in un gigantesco talent show, col terrore d’essere esclusi perché mai abbastanza.
Allora amici miei andiamo insieme verso questa faticosa morte del nostro giorno di calendario uguale al precedente: ed accogliamo questo giorno come se la Vita ci stesse di nuovo partorendo.
E chiediamoci, pregando: qual è il mio giorno di Pasqua?
Perché lì, proprio adesso, Nostro Signore viene a scrivere la nostra vita nuova. Ed è Pasqua sempre, per chi sa nascere di nuovo.
Vi abbraccio e che sia una vera Pasqua. Auguri amici!
+ don Vito Piccinonna
Vescovo di Rieti
Foto: RietiLife ©