“Non parteciperemo ai festeggiamenti per il 206° anniversario della fondazione del Corpo di Polizia Penitenziaria che si svolgerà a Roma il prossimo 22 marzo, perché ci rifiutiamo di renderci corresponsabili dell’ennesima “imbiancata” sul sepolcro del nostro Corpo e abbiamo deciso di non prestare ulteriore fiducia ad un Ministro e ad un Capo DAP che sono stati capaci solo di fare proclami propagandistici senza mettere mano ai reali problemi dei Poliziotti penitenziari” così i dirigenti sindacali della Funzione Pubblica CGIL per la Polizia Penitenziaria che argomentano: “ogni mattina, ogni sera e ogni notte, decine di migliaia di persone dei ‘Baschi Azzurri’, presidiano l’avamposto dello Stato nelle carceri per svolgere un lavoro difficile, complesso, pericoloso, senza che i vertici dell’amministrazione e l’autorità politica abbiano mai preso decisioni concrete per valorizzare le donne e gli uomini in divisa né per migliorare le loro condizioni”.
“Portare la Polizia Penitenziaria tra i cittadini, organizzando l’anniversario presso la terrazza del Pincio a Roma, è solo propaganda a basso costo se di miglioramenti delle condizioni di vita e di lavoro nelle carceri continua a non vedersi nemmeno l’ombra – spiegano nella nota – Organici inadeguati, mancanza di formazione, carichi di lavoro insostenibili, sovraffollamento di detenuti, mancata valorizzazione professionale, sono le priorità su cui serve un cambio di passo urgente. Siamo di nuovo di fronte ad una emergenza nelle carceri che ora sta per contagiare anche l’esecuzione penale esterna. Le cosiddette “riforme” degli ultimi anni, sono solo servite a prendere tempo spostando l’enorme massa di persone condannate, dal carcere alle misure alternative senza peraltro riuscire a risolvere i problemi dell’intra moenia. Da quando si sono insediati, il Ministro, i Sottosegretari e il Capo DAP, stanno solo cercando di prendere tempo; come al solito per cercare di individuare il profilo migliore da mostrare al proprio potenziale elettorato. Ma non è questo quello che serve. Non è questo il comportamento di persone al servizio dello Stato. Fino ad ora non c’è stato nemmeno il più piccolo passo per affrontare seriamente lo scandalo delle aggressioni in carcere. L’attenzione dei vertici amministrativi della Polizia Penitenziaria, anche per questa Legislatura, è tutta rivolta a cercare di arginare i casi mediatici, magari colpendo i Poliziotti, piuttosto che risolvere alla radice le situazioni di conflitto ed impedire, con strumenti legislativi e organizzativi, la loro degenerazione quando non alla deresponsabilizzazione dello Stato. Da tempo avanziamo proposte inascoltati e continueremo a metterle a disposizione sempre che il governo e i vertici dell’amministrazione penitenziaria ce ne diano la possibilità attivando un tavolo di confronto serio e costruttivo. Perché le migliaia di donne e uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria, non possono aspettare nemmeno un altro giorno di lavoro in queste condizioni.
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