(r.l.) Un’analisi, quella effettuata dal Centro Studi Tagliacarne, che vuole evidenziare le discrepanze nelle varie zone d’Italia negli stipendi dei dipendenti. Milano è l’area territoriale con il reddito da lavoro dipendente pro capite più alto in Italia con 30.464 euro nel 2021 e un aumento del 6,7% sul 2019 mentre Rieti è la provincia con il monte salariale pro capite più basso con appena 3.317 euro.
L’importo salariale pro capite è diminuito nel 2019 in 22 province su 107: c’è una caduta del salario pro capite (rapporto tra l’insieme dei redditi da lavoro dipendente e popolazione residente) a Venezia, Firenze e Prato di circa 1.000 euro tra il 2019 e il 2021, dato che risente probabilmente della diminuzione del turismo e di una parte della produzione con la pandemia mentre per la media nazionale si registra un aumento di 301 euro (+2,5%). Se Milano ha un reddito da lavoro dipendente pro capite che è circa 9 volte quello della provincia di Rieti va detto anche che nel capoluogo lombardo il reddito da lavoro dipendente rappresenta oltre il 90% del reddito disponibile contro il 23,9% di Rieti e il 63,1% della media nazionale.
“L’analisi dimostra – dice Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne – che la geografia delle retribuzioni è diversificata territorialmente, e sotto vari aspetti non rispetta la tradizionale dicotomia Nord-Sud. Infatti se confrontiamo la graduatoria del Pil pro capite con quella delle retribuzioni, vediamo che nel primo caso praticamente tutte le ultime trenta posizioni sono appannaggio di province meridionali (con la sola eccezione di Rieti), mentre in quella delle retribuzioni pro-capite troviamo ben 10 province del Centro-Nord, il che induce a riflettere sulle politiche dei redditi a livello locale”.
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