“Le condizioni di molte caserme italiane sono al limite dell’invivibilità, l’apice di questo disagio lo riscontriamo nell’Appennino laziale, dove i militari vivono in condizioni vergognose – così Antonio Nicolosi di Unarma, associazione sindacale dell’Arma dei Carabinieri – Nel 2016 un terribile sisma ha devastato diversi paesi dell’Appennino laziale e da allora i tre Comandi dell’Arma di Cittaducale, Amatrice e Accumoli sono stati dichiarati inagibili, ripiegando il personale nei cosiddetti MAP (moduli abitativi provvisori). Nonostante le promesse fatte sulla ricostruzione però a oggi la riedificazione di quelle caserme non è mai avvenuta con numerosi disagi per i militari che rendono la vita insostenibile: profonde infiltrazioni, pavimentazione interna deteriorata che non permette di riscaldare i locali, impianti di riscaldamento malfunzionanti, perdite dai bagni, assenza di spogliatoi e persino assenza di misure di sicurezza”.
“I carabinieri – spiegano dal sindacato – soffrono il grande freddo, dovuto alle nevicate che hanno interessato la provincia di Rieti, ma anche il malessere dovuto alla distanza dal proprio nucleo familiare, spesso distante decine di chilometri dalle sedi di servizio, con un notevole dispendio economico e temporale. Come Forze dell’Ordine e in un momento delicatissimo per la sicurezza del Paese, a rischio attentati, chiediamo che siano garantite condizioni di vita dignitose ai carabinieri”.
Alle parole del Segretario Generale Nicolosi, si aggiungono quelle del Segretario Provinciale Giorgio Salustri: “Spero si trovi al più presto una soluzione per riportare i Carabinieri all’interno di strutture solide in attesa delle nuove sedi, con uffici ed alloggi vivibili, lasciando definitivamente i moduli abitativi”.
Foto: Unarma ©