In un lungo articolo, Il Sole 24 Ore del 06/11/2022, esalta le finalità e le iniziative del Progetto Polis di Poste Italiane. Un progetto da 1120 milioni di euro, finanziato con ben 800 milioni di capitale pubblico a fondo perduto del piano complementare del PNRR. “I primi tre prototipi sono in fase di completamento a Fara in Sabina, Campagnano di Roma e San Felice Circeo – si legge sull’articolo del quotidiano economico finanziario – ma entro Marzo saranno pronti in tutto 18 sportelli unici realizzati all’interno degli uffici postali”. Il progetto riguarderà 6.933 uffici postali, ubicati in comuni con meno di 15 mila abitanti e prevede la realizzazione di uno sportello unico in cui saranno raggruppati e dunque erogati, una serie di servizi della Pubblica Amministrazione che, ad oggi, risultano “sparsi” tra vari uffici. Si potranno richiedere servizi come: “Carta di Identità Elettronica; Passaporto, certificati di stato civile e anagrafici, auto dichiarazioni di smarrimento, denuncia di detenzione e trasporto di armi (gestiti dal Ministero dell’Interno); richiesta riemissione di codice fiscale, estratto conto posizioni debitorie, visura planimetrie catastali, esenzione canone Rai, deleghe soggetti fragili (gestiti dall’Agenzia delle Entrate); certificati giudiziari (Ministero della Giustizia); Isee, estratto contributivo, modello Obis per i pensionati, certificazione unica (Inps); rilascio patente nautica, denuncia e richiesta duplicati patente (Ministero per le Infrastrutture)”.
Il tutto sembrerebbe in linea con le parole pronunciate dall’AD Del Fante: “Il nostro obiettivo – spiega l’Ad di Poste Italiane, Matteo Del Fante – è guidare la transizione digitale del paese fornendo assistenza ai clienti, con personale dedicato. Sono circa 11 milioni le persone che hanno bisogno di essere supportate, di questi, 6 milioni hanno più di 65 anni. Per noi gli uffici hanno un ruolo cruciale…”. (TGPoste del 07/11/2022). Parole che, senza dubbio, rimandano a scenari futuristici appetibili se non fosse, però, che la realtà che, quotidianamente si vive all’interno degli uffici postali, racconti tutta un’altra storia. Una storia che, purtroppo, si ripete anche negli uffici prototipo come quello di Passo Corese. Ecco cosa scrive un cliente dopo la riapertura dell’Ufficio Postale in seguito all’attuazione del Progetto Polis: “Buongiorno al gruppo… ufficio postale di Passo Corese recentemente rinnovato… Più spazioso dentro… Postamat nuovo… ma stessi problemi di prima… al mattino pochi giorni fa UN SOLO SPORTELLO OPERATIVO… le persone non hanno tempo da sprecare… è una vergogna! Non credo ci sia altro da aggiungere…” (dal gruppo “Succede a Passo Corese” di un noto social).
Sono oramai anni che l’Ufficio Postale di Passo Corese è abbandonato a se stesso; la carenza di personale pesa sulle spalle dei pochi dipendenti applicati che non sono in grado di far fronte alle giuste richieste di servizi avanzate dai cittadini del Comune e non solo. La giusta lamentela che appare sui social non è l’estemporanea presa di posizione davanti ad un fatto eccezionale, ma è il voler sottolineare la triste normalità di un Ufficio Postale, per giunta doppio turno. Anche i dipendenti risultano essere esasperati dal protrarsi di condizioni di lavoro eccessivamente stressanti che si ripercuotono negativamente sullo stato di salute psico-fisico. Ovviamente dei servizi del Progetto Polis neanche l’ombra. Ma ci chiediamo: quand’anche ci fossero, dove sarebbe il “personale dedicato” cui l’AD di Poste Italiane fieramente si riferiva? Una cosa è certa: Poste Italiane, grazie ai finanziamenti pubblici (PNRR) e alla continua riduzione di personale, sforna consistenti utili da destinare ai propri azionisti senza però tener conto che, proprio la carenza di personale, è alla base della precarietà dei servizi offerti ai cittadini.
A chi sostiene che i tempi di attesa dei clienti siano in linea con le medie programmate, ricordiamo la famosa inchiesta sui tempi di recapito della corrispondenza, (le ben note “lettere civetta”), che portò Poste Italiane alla ribalta dell’opinione pubblica, anche reatina, per il “trucco dei controlli”, svelato da “Il Fatto Quotidiano” il 06/01/2014.
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