Sono in corso i funerali, al PalaSport di Santa Rufina per la morte di Edoardo Tabbo, esequie partecipatissime (leggi) e commosse anche il parroco, don Emanuele in lacrime nel salutarlo. Queste le parole dell’omelia: “È difficile, prima della celebrazione non riuscivo neanche a parlare. È difficile, anche se in più occasioni sono capitato in queste situazioni. È difficile, è difficile parlare soprattutto di una morte così inaspettata e siamo senza parole. Che dire, cosa si può dire davanti una bara di un giovane, buono, solare, compagnone che stava crescendo e stava aprendosi alla vita. Qualsiasi cosa dica pensando ai genitori ai familiari e amici mi sembra tutto inadeguato, perché la morte di chi ci è caro come Edoardo è anche la nostra di morte che con lui se ne va un pezzo della nostra vita e niente sarà come prima”.
“Ma come pastore – continua – di questa comunità vi devo dare una parola, che non è mia ma di Dio. È una parola che è l’unica che può riuscire ad illuminare il buio nella quale oggi barcolliamo. Siamo qui per dare un senso, anche se niente ha senso c’è solo silenzio dolore e morte. Silenzio che assolve questa assemblea, silenzio dove è piombata la nostra comunità, dove ogni famiglia sente Edoardo come un proprio figlio, dove versare lacrime di profondo dolore. Sperimentiamo quanto San Paolo ci ha detto, se un membro soffre tutte le membra soffrono e se gioisce tutte gioiscono con lui. Siamo qui per stringerci forte in un abbraccio per far sentire meno soli Francesco, Cristina e Ludovica. La sua vita si è interrotta tragicamente, nel fiorire degli anni, ma l’esistenza di Edoardo non è finita ma è trasformata.
È passato da una vita terrena a una vita eterna, nella quale siamo stati creati e nella quale non morirà più”.
Foto: Gianluca VANNICELLI ©