Sono passati quasi due mesi dal ritrovamento dell’auto di Silvia Cipriani nei boschi a Montenero (leggi). Due mesi nei quali la Questura ha cercato di stringere il cerchio intorno a possibili sospettati dell’omicidio della 77enne ex postina che era scomparsa dallo scorso 21 luglio. RietiLife nelle scorse settimane aveva ricostruito dettagliatamente gli ultimi momenti di vita della donna (leggi), con i particolari legati al giovedì della scomparsa, quando nel primo pomeriggio Cipriani si era recata a Rieti per una visita medica. La ricostruzione – diffusa durante un’intervista ai legali di Valerio Cipriani (rivedi qui la puntata) – ha però un aspetto che sembrerebbe non essere valido: la telefonata delle 18. Stando alle notizie in possesso a RietiLife la donna con cui Cipriani avrebbe parlato nelle sue ultime ore di vita, potrebbe aver ricordato male sul giorno esatto della chiamata. Infatti – a quanto si apprende – non vi sarebbe traccia della veridicità di quanto la donna ha riportato: quella telefonata, potrebbe risalire ai giorni precedenti alla scomparsa. Giovedì 21, dunque, resta – dalla nostra ricostruzione – il giorno in cui Silvia Cipriani sarebbe stata uccisa, o comunque vittima di un’aggressione al momento del suo ritorno nella casa di Cerchiara, intorno alle 16.45 circa: risulterebbero così, non attendibili le due testimonianze del venerdì mattina (o almeno una delle due) secondo cui la donna fu vista con la sua auto.
Intanto, nelle scorse settimane, nel tentativo di chiudere il cerchio, gli inquirenti hanno prelevato dna e impronte a tutti coloro che facevano parte della cerchia più stretta della 77enne, Valerio Cipriani (che rimane a tutt’oggi l’unico indagato per la morte della zia), sua moglie Tamara Nobili e i suoi genitori, il cugino Francesco, ma anche il cercatore di funghi che ha trovato l’auto, Bruno Cicolani (leggi) e il suo meccanico, Rino Donati, che è intervenuto dopo che la sua macchina era rimasta bloccata nel sentiero in cui è stata ritrovata l’auto di Silvia come pure il fattore Leonino. Mercoledì sarà il giorno della svolta nel mistero: avverrà la comparazione del dna prelevato ai soggetti appena citati con quello trovato nelle case di Silvia (sia in quella di Cerchiara che in quella di Rieti) e nell’auto della donna. La comparazione servirà a chi indaga per far luce su quanto accaduto a Silvia Cipriani, per escludere qualcuno dalla lista dei sospettati come pure – eventualmente – per capire se ci sia qualcun altro coinvolto nella morte della 77enne.
Oltre che sul dna, la stretta degli inquirenti – a questo punto delle indagini – ruota tutta intorno agli alibi di tutte le persone coinvolte in questa vicenda, e in particolare di quelle più strette. La domanda che in tanti si sono fatti è cosa facessero i familiari di Silvia nelle ore pomeridiane del giovedì. E se Valerio, a quanto risulta, è l’unico con un alibi di ferro – perché era fisicamente a lavoro, come dimostrano le operazioni eseguite all’ufficio postale in cui è il direttore – a questo punto il cerchio si stringe sugli altri: Tamara, Francesco e Leonino cosa facevano il giovedì pomeriggio e, soprattutto, con chi erano?
Foto: RietiLife ©