Sergio Pirozzi consigliere regionale del Lazio, già sindaco di Amatrice, è intervenuto nel programma Gli Inascoltabili in onda sull’emittente radiofonica New Sound Level, di seguito alcune dichiarazioni: “Sei anni fa c’era una vita, un paese, c’era un borgo. Oggi quel borgo non c’è più. Mi chiedono se Amatrice è risorta, Amatrice non è mai morta perché qui ancora resistono. Sono i veri resilienti perché manca il paese”
“Tutto quello che oggi c’è di pubblico è grazie alle donazioni. Penso che l’ospedale sarà pronto tra due anni quindi a otto anni dalla distruzione. L’anno scorso con il Presidente Zingaretti hanno messo il primo blocchetto, non pietra, dell’istituto alberghiero gestito dalla Regione oggi li c’è solo un cratere. Qui ad Amatrice ci sono due Italie quella che, quando ero sindaco io e lo rivendico, in due anni è riuscita a ricostruire una scuola da 11 milioni di euro, 6 dei quali donati dal compianto Sergio Marchionne. E poi dall’altra parte c’è la Regione che ancora oggi lascia al palo l’istituto alberghiero, eccellenza legata anche alle tradizioni enogastronomiche di questo territorio e che aveva cento allievi. IO non ne faccio una questione di bandiere ma su questo non sono stati bravi. Qui sono saltate tutte le fognature e ancora non è iniziato il lavoro per rifare i sottoservizi”.
“Sul processo per omicidio colposo il pm ha chiesto la mia assoluzione perché il fatto non sussiste, mi auguro che questa vicenda che ha segnato la mia esistenza umana, non di sindaco, si chiuda il 28 Settembre come ha chiesto il pm”. ”A fine anno scade la misura di sostegno economico del 2017, la zona franca urbana speciale, con l’esenzione per tasse e contributi per le popolazioni colpite dal sisma. Mi auguro che la politica la proroghi, altrimenti il tessuto economico di Amatrice, Accumoli, Arquata e i paesi che sono stati distrutti, finisce. E allora è inutile parlare di ricostruire le case se il tessuto economico non c’è”.
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