(di Maria Bandini) Crisi demografica: previsto in tutta Italia un tracollo di quasi 2 milioni di potenziali lavoratori entro il 2030. La fascia più a rischio è quella tra i 30 e i 64 anni. Su tutto il territorio, seppur in percentuali differenti che variano da provincia a provincia, 150mila saranno i giovani in meno tra i 15 e i 29 anni e 1.8 milioni di potenziali lavoratori tra i 30 e i 64 anni. Parma, Prato e Bologna tengono botta rimanendo tra le migliori in termini occupazionali. Le peggiori quasi tutte nel Mezzogiorno; bene il Nord Italia. A Roma ci saranno, entro il 2030, 126mila potenziali lavoratori in meno, praticamente un intero quartiere, nella fascia 30-64 anni.
La causa? Per gli esperti, sicuramente l’invecchiamento della popolazione, dovuto a sua volta da denatalità e migrazione verso estero. L’allarme è stato lanciato dall’elaborazione de Il Sole 24 Ore del lunedì sulle previsioni demografiche sperimentali dell’Istat. Fondamentale sarà, secondo gli esperti, contrastare i flussi migratori soprattutto delle fasce più giovani in modo da permettere non solo un aumento occupazionale ma anche un ricambio generazionale. Anche se per Marco Marsili, dirigente di ricerca Istat, ci troviamo ad un punto di non ritorno: di fatto stando così la situazione “è impossibile invertire il processo, al massimo si potrà rallentare spingendo sui livelli produttivi”.
Anche Rieti non è da meno e i numeri mostrano come la provincia si attesti tra le peggiori in campo nazionale. Entro il 2030 si registrerà un calo dell’8% nella fascia 18-64 anni di potenziali lavoratori e dunque quasi 8mila di meno: nello specifico il 7.2% in meno tra i giovani (15-29 anni di età) e l’8.4% tra i 30 e i 64 anni.
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