(di Christian Diociaiuti – da RietiLife Free Press) Alle 18 di oggi si celebra il funerale del Rieti: la storica matricola amarantoceleste, quella delle promozioni in C2 e C, delle retrocessioni in D e in Eccellenza, con la storia recente segnata da gioie e delusioni, si avvierà ad essere decretata inattiva. Nessuno iscriverà il Football Club Rieti alla prossima stagione, pur avendo ottenuto la salvezza sul campo e il diritto a giocare in Serie D 2022-2023. Per iscriversi, oltre che presentare formalmente i documenti online, andavano pagati i lodi (le vertenze) delle stagioni passati a diversi calciatori (tra cui alcune bandiere come Francesco Marcheggiani e Fabrizio Tirelli) e gli stipendi rimanenti dell’ultima stagione, oltre a tassa d’iscrizione e fidejussione. Una cifra superiore ai 300mila euro che nessuno ha versato in questi mesi e che nessuno verserà nelle ore che rimangono da qui all’ultimo respiro amarantoceleste. Fine di una lunga storia, travagliata ma ricca, in una piazza non avara di emozioni, con picchi di interesse in città che hanno reso memorabili alcuni momenti.
Dunque, il Rieti è davvero finito. Nei giorni scorsi il Comune si è ripreso lo stadio (che versa in condizioni pessime), ultimo pietoso atto di tre anni segnati da tanti cambi di proprietà. Il Rieti, nel 2015 venne venduto da Franco Fedeli a Riccardo Curci, capace di portare la squadra in C prima di iniziare una serie di compravendite (al greco Poulinakis, poi a Italdiesel, entrambe con diversi strascichi anche di rilievo nazionale, come la sconfitta a tavolino con la Reggina in C), trascinandola fino alla scorsa estate, quando ad acquistare furono Mauro Ferretti ed Enrico De Martino. A loro volta questi, prima di cedere ad almeno due proprietari tra inizio e fine stagione, hanno gestito un’annata sfociata nella salvezza ma in cui si sono alternati decine di giocatori oltre a ritardi negli stipendi. Tutto con effetto sino ad oggi. Quando alle 18 si scriverà la parola fine sul Rieti. Tentativi per ripartire ci sono, ma da categorie regionali. Ci sono almeno due-tre iniziative. E su alcune il tifo non sembra essere ben disposto.
Foto: Riccardo FABI ©