Coldiretti Lazio chiede interventi urgenti per l’abbattimento dei cinghiali e depopolamento, ma punta l’attenzione anche sugli indennizzi necessari per gli agricoltori colpiti, che sono costretti a fare i conti con la peste suina, mentre a fatica cercano di risollevarsi dalla crisi economica determinata dalla pandemia, con il caro carburante, l’aumento dei costi delle materie prime e le ripercussioni causate dal conflitto in Ucraina. Le istanze di Coldiretti Lazio riguardano anche il blocco della movimentazione di paglia e fieno, la federazione regionale ne chiede l’utilizzo per le aziende che che non allevano suini, quindi prevalentemente quelle zootecniche.
“No alle macellazioni urgenti, ma sostegni economici per le aziende colpite dalla peste dei cinghiali”, commenta il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, che riguardo al piano degli abbattimenti dei cinghiali approvato ieri dalla regione, auspica che si possa raggiungere il numero di 500 abbattimenti di ungulati al giorno, a fronte di una popolazione che nel Lazio supera le 100 mila presenze.
“La priorità deve essere ora la salvaguardia delle nostre aziende suinicole – prosegue Granieri – che sono quelle maggiormente colpite dalle conseguenze della peste dei cinghiali. Hanno bisogno di sostegni economici, altrimenti rischiano di chiudere e con loro perderemo il patrimonio suinicolo della nostra regione, che conta oltre 50 mila capi, insieme alle eccellenze relativa alla norcineria”.
La filiera deve, peraltro, da sempre fare i conti anche con le importazioni dall’estero. Prodotti che non vengono sottoposti al regime di sicurezza garantito dalle nostre carni e dalla produzione Made in Italy.
“Abbattere maiali sani – conclude Granieri – è una follia se si pensa che resteranno comunque liberi di circolare i cinghiali che continueranno a trasmettere il virus. Vanno abbattuti almeno il 50% degli ungulati senza numero contingentato. Questa è la priorità insieme allo stanziamento di indennizzi. Quello che chiediamo, inoltre, è anche la distribuzione di paglia e fieno nelle aziende che non allevano suini. In un periodo in cui il costo delle materie prime è lievitato anche a causa delle ripercussioni del conflitto in Ucraina”.
Un tema, quello dell’utilizzo di paglia e fieno in aziende non suinicole, che era stato affrontato anche nei giorni scorsi da Coldiretti Lazio nell’ambito della riunione che si è svolta al ministero della Salute, programmata dalla vicepresidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Maria Spena, insieme al sottosegretario Andrea Costa.
Durante l’incontro, infatti, è emersa la volontà di rimuovere il divieto di movimentazione di paglia e fieno per le aziende situate nella zona rossa, se destinate ad aziende non suinicole, grazie al grande impegno dell’onorevole Maria Spena.
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