La Federlazio, che ha costantemente monitorato in questi due anni la situazione e l’operatività delle aziende nello scenario di incertezza economica determinato dalla diffusione del Coronavirus, ha effettuato, tra gennaio e febbraio del 2022, una terza indagine allo scopo di verificare se e in quale misura si stia realizzando una effettiva e duratura ripresa delle attività e se si possa considerare superata la fase emergenziale.
L’indagine è stata presentata il 18 maggio dal Presidente Federlazio Silvio Rossignoli in collegamento video e dal Direttore Generale Luciano Mocci. Nel corso dell’incontro, che si è svolto presso la Camera di Commercio di Roma nella Sala del Tempio dedicata a “Vibia Sabina e Adriano”, sono intervenuti, il Presidente della Camera di Commercio di Roma, Lorenzo Tagliavanti, l’Assessore alle Attività Produttive e alle Pari Opportunità di Roma Capitale, Monica Lucarelli, l’Assessore Sviluppo Economico della Regione Lazio, Paolo Orneli, e Raffaello Bronzini della Divisione Analisi e Ricerca Economica di Banca d’Italia.
Secondo quanto emerso dall’indagine, le PMI del Lazio, dopo un 2020 di resistenza, nel 2021 si sono impegnate in un percorso di uscita dalla crisi sanitaria e di rilancio delle attività. Gli sforzi profusi sono stati di grande entità e i risultati ottenuti hanno consentito a molte imprese di recuperare il terreno perduto.
All’inizio del 2022, nonostante una serie di preoccupazioni connesse all’incremento dei costi dell’energia e alle difficoltà emergenti nel reperimento di materie prime e semilavorati, gli imprenditori hanno espresso una generalizzata fiducia nella possibilità di consolidare la crescita realizzata nell’intero arco del 2021.
Purtroppo gli eventi bellici in Ucraina e la conseguente crisi sociale umanitaria che si sono scatenati a partire dalla fine di febbraio hanno, di nuovo e in maniera più drammatica, rimesso in discussione l’equilibrio e le prospettive di sopravvivenza dell’insieme del nostro sistema economico.
Ci troviamo quindi ancora di fronte a una pesante emergenza che deve essere affrontata da parte dell’intero insieme delle forze economiche sociali e istituzionali del nostro Paese, per non vanificare i risultati positivi raggiunti.
L’indagine, realizzata grazie al contributo della Camera di Commercio di Roma, è stata condotta mediante questionario on-line rivolto ad un campione di 500 imprese. Il report si riferisce agli andamenti dell’intero arco dell’anno 2021 e alle previsioni di inizio anno riguardanti il primo semestre del 2022.
DATI DI CONTESTO
Il quadro economico nazionale
Grazie all’azione combinata del tessuto imprenditoriale e delle istituzioni europee, nazionali e locali, nel 2021 nel nostro Paese si è verificata una ripresa dell’attività economica che ha prodotto risultati addirittura migliori rispetto alle previsioni. Il PIL è cresciuto del 6,5% e tutti i principali indicatori hanno recuperato e, in parte, superato i livelli del periodo pre-pandemico.
La produzione industriale ha fatto registrate tassi di crescita positivi per quasi tutti i mesi dell’anno e, nonostante il rallentamento di dicembre, il 2021 si è chiuso con un indice positivo superiore del 12,2% rispetto a quello del 2020 e sostanzialmente allineato a quello del 2019.
Il fatturato delle imprese è cresciuto costantemente per tutto l’intero anno con tassi tendenziali a due cifre: a febbraio 2022 il livello raggiunto è risultato superiore del 20,9% rispetto allo stesso periodo del 2021 e dell’8,6% rispetto al 2019.
Si è quindi ampiamente recuperato il terreno perduto nel corso della fase più acuta della pandemia.
L’export è cresciuto del 18,2% superando del 7,5% il valore complessivo del 2019. Va tuttavia segnalato che, nel secondo semestre, soprattutto a causa dell’incremento dei costi di energia e materie prime sui mercati internazionali, è progressivamente peggiorato il saldo della bilancia commerciale e l’indice di dicembre è risultato in peggioramento dell’84% su base annua.
Anche l’occupazione è in ripresa e, secondo quanto recentemente pubblicato dall’ ISTAT, a marzo 2022 si registrano oltre 800 mila occupati in più rispetto allo scorso anno. In particolare va sottolineato che, se nel corso del 2021 la crescita aveva riguardato quasi esclusivamente i contratti a termine, in questi primi tre mesi dell’anno l’incremento maggiore si è verificato per quelli a tempo indeterminato.
Sono diminuite del 39,5% le ore complessive di Cassa Integrazione Guadagni erogate nel 2021 rispetto al 2020.
Il quadro economico regionale
Il saldo tra le imprese nate e cessate in regione nel 2021 è di +2,2% nel Lazio (+1,4% il dato nazionale) e ancora più consistente nella provincia di Roma (+2,4%).
Le esportazioni sono in ripresa +11,5% rispetto al 2020.
L’occupazione su base annua è cresciuta di 21 mila unità (+1,2%). Nella seconda parte dell’anno l’incremento è stato molto più accentuato e nel quarto trimestre del 2021 il numero degli occupati è risultato superiore di 49 mila unità rispetto allo stesso periodo del 2020 allineandosi a quello registrato alla fine del 2019 e cioè precedentemente alla pandemia.
Il tasso di occupazione, che era sceso al 59,9% nel quarto trimestre 2020, ha raggiunto il 61,4% a fine 2021.
Bisogna però considerare che sono soprattutto i posti di lavoro con contratto a tempo determinato ad aumentare, mentre sono rimasti stabili quelli a tempo indeterminato.
La Cassa Integrazione Guadagni erogata nel 2021 è diminuita del 7%, ma se si considera il confronto dei dati relativi all’ultimo trimestre del 2021 rispetto allo stesso periodo del 2020, la riduzione è stata del 300%. Anche su questo fronte si può affermare di essere tornati a una condizione di normalità.
L’INDAGINE FEDERLAZIO
L’andamento delle attività aziendali nel 2021
Le imprese che nel 2021 hanno registrato un incremento del fatturato sono il 47%, dato positivo che permette di recuperare buona parte del terreno perduto nel periodo più acuto della pandemia. Tuttavia bisogna considerare che una percentuale consistente del (26%) segnala una riduzione dei propri ricavi.
Il recupero dei livelli di fatturato ha riguardato in maniera omogenea sia le imprese di grande che di piccola dimensione.
Sono cresciuti in maniera particolare i ricavi sul mercato privato nazionale (saldo di opinioni +22%) e su quello internazionale (+12%), in equilibrio e stabile il mercato delle commesse pubbliche (saldo 0).
Positivi anche i dati sull’occupazione con un saldo di opinioni del +6,4%. Va però segnalato che l’incremento dei livelli occupazionali si è verificato prevalentemente tra le imprese di maggiore dimensione.
In merito agli aspetti riguardanti il lavoro sono emerse difficoltà diffuse nel reperimento di manodopera registrate dal 35% degli imprenditori intervistati.
A fine 2021 soltanto il 3% delle aziende a fine 2021 aveva addetti in Cassa Integrazione Guadagni. Ricordiamo che nel 2020 le imprese che avevano fatto ricorso a tale strumento erano state l’80%.
Per quanto riguarda lo smart working a fine 2021 le imprese con addetti che operavano da remoto, erano il 15%. Durante il lockdown della primavera del 2020 erano state il 58%.
L’uscita dall’emergenza sanitaria
In confronto alla situazione pre-pandemica il 49% ha dichiarato di trovarsi completamente al di fuori dall’emergenza. Sono, d’altro canto, il 10% le aziende ancora in forte difficoltà.
In particolare risultano in decisa ripresa le imprese che operano nelle attività manifatturiere a maggiore contenuto tecnologico, nei settori ICT, nella sanità, nel farmaceutico e nell’edilizia.
Stentano ancora a riprendersi i settori del commercio al dettaglio, della logistica, del turismo e, soprattutto, organizzazione di eventi pubblici.
Gli investimenti
Il 58,7% delle aziende ha realizzato investimenti nel 2021. Gli interventi si sono concentrati soprattutto nella formazione e aggiornamento del personale (23,5%), nella digitalizzazione del processo produttivo (21,5%) delle attività amministrative (12,2%), nella ricerca e sviluppo di nuovi prodotti e servizi (17,1%).
Si è consolidata e rafforzata la convinzione e la consapevolezza da parte degli imprenditori sulla necessità di intervenire rapidamente sulla digitalizzazione e l’ammodernamento tecnologico dei propri processi produttivi e organizzativi.
Il 70% degli intervistati dichiara di avere programmi di intervento in tal senso (il 33,5% in tempi brevi e il 36,5% più gradualmente). Si tratta di una percentuale costantemente in crescita.
Le prospettive future, le previsioni
Per quanto riguarda le previsioni relative al primo semestre del 2022 che sono, però, state espresse precedentemente all’invasione e allo scoppio della guerra in Ucraina, il 40% delle aziende aveva dichiarato aspettative di incremento del fatturato. Quelle che invece si attendevano una riduzione sono state il 13,9%.
Quindi il nuovo anno si era aperto nel segno dell’ottimismo e della diffusa convinzione di potersi lasciare definitivamente alle spalle il periodo difficile caratterizzato dalla diffusione del Covid-19.
Le aspettative positive riguardavano tutti i principali mercati di riferimento delle imprese e i saldi di opinione espressi sono stati tutti di segno positivo, diversamente da quanto rilevato lo scorso anno.
In particolare emergono i valori relativi al mercato interno privato (+20%) e soprattutto a quello internazionale (+27%). In crescita, ma in misura più contenuta, anche i valori relativi alle commesse pubbliche (da -5% a + 14%).
In un quadro, tutto sommato positivo, sono tuttavia emerse diffuse preoccupazioni riguardo all’incremento dei costi dell’energia e alle criticità nell’approvvigionamento di materie prime e semilavorati e al conseguente aumento dell’inflazione.
Già precedentemente agli eventi bellici più della metà delle imprese dichiarava significativi impatti negativi per la propria attività dall’aumento dei costi dell’energia, che avrebbero messo a rischio la loro sopravvivenza (nel 6,6% dei casi), o compromesso i risultati della ripresa (27%) o un rallentamento della crescita (19,8%).
Ancora più diffuse risultavano le difficoltà sulle catene di approvvigionamento di materiali e semilavorati che hanno impattato su oltre il 70% delle aziende con conseguenze molto o abbastanza gravi nel 52% dei casi.
Le difficoltà energetiche causate dalla guerra
Da una rapida consultazione dopo lo scoppio della guerra rivolta a un campione ristretto di imprese, tutti i valori positivi riferiti alle attività d’impresa sono risultati in deciso ribasso, soprattutto per le aziende che operano sui mercati internazionali. Possiamo stimare che i saldi di opinione relativi al fatturato si siano ridotti tra il 10 e il 15%.
Le misure per il sostegno dell’economia e delle imprese e il PNRR
Si conferma al primo posto come vera e propria emergenza nazionale la necessità di una riduzione generalizzata delle tasse sul lavoro che viene indicata dal 61% degli imprenditori.
Va segnalato che già all’inizio di quest’anno una percentuale significativa (27%) degli imprenditori riteneva che fossero necessarie misure dirette per contrastare gli effetti del caro energia. Può sembrare persino pleonastico affermare che tali azioni costituiscono oggi la principale priorità d’intervento per l’intero insieme del tessuto economico sociale.
Infine le valutazioni sui possibili impatti del PNRR.
Oltre due terzi degli imprenditori attende ricadute positive dai progetti contenuti nel PNRR; il 29,3% prevede benefici diretti sull’attività della propria impresa.
Dichiarazione del Presidente di Federlazio, Silvio Rossignoli
“Nonostante gli sforzi profusi e i risultati ottenuti per uscire dalla crisi causata dalla pandemia, oggi ci troviamo di fronte a una nuova tempesta. Dobbiamo essere consapevoli che la guerra in Ucraina ha e avrà conseguenze irreversibili sull’assetto geopolitico e dei mercati sia su scala globale che a livello locale. Tutto ciò comporta già ora grandi difficoltà e il rischio di vanificare il grande lavoro che è stato fatto lo scorso anno per resistere, risollevarci e rilanciare le nostre attività di fronte all’emergenza sanitaria è più che concreto. Siamo però convinti che, nonostante tutto ciò, gli imprenditori e le istituzioni economiche e sociali, possono affrontare con rinnovato impegno e coraggio anche questa situazione. I risultati che abbiamo ottenuto in tutto il 2021 devono essere motivo di conforto e speranza a condizione che si continui a lavorare con lo spirito di coesione che ci ha guidato nel difficile biennio appena trascorso. Gli eventi bellici e lo scenario in cui oggi ci troviamo ad operare ci pongono di fronte alla necessità vitale di accelerare ulteriormente nelle due transizioni, energetica e digitale, che costituiscono le priorità e la guida dei piani messi in campo dall’Unione Europea nel suo complesso. Per parte nostra dobbiamo continuare a impegnarci nel rinnovamento, anche radicale, dell’organizzazione produttiva, raccogliendo e rilanciando le sfide più importanti oggi sul tappeto ponendoci, al riparo da situazioni di estrema vulnerabilità come quella che stiamo affrontando in questo momento”.
Dichiarazione del Direttore Generale di Federlazio, Luciano Mocci
“Lo scorso anno nel presentare l’indagine avevamo illustrato una situazione caratterizzata da sentimenti contrastanti di fiducia, timore e speranza. Il cammino che si prefiguravano gli imprenditori era segnato dall’incertezza ma, anche e soprattutto, dalla volontà di recupero e dalla consapevolezza della necessità di puntare decisamente sul ritorno a progettare il futuro.
Il quadro generale che emerge dall’indagine che oggi stiamo presentando è che nel 2021 il sistema economico della regione ha registrato, in generale, una ripresa e un rilancio alle proprie attività. Oggi, purtroppo, le possibilità di consolidamento del percorso di crescita devono fare i conti con le criticità derivanti dagli impatti della guerra in Ucraina e dalle turbolenze dei mercati energetici e delle materie prime. Si tratta di fenomeni ed eventi che si riflettono in maniera pesante sulle prospettive future di breve e medio periodo. Se lo scorso anno dai risultati della nostra indagine emergeva un sentimento generalizzato di speranza oggi possiamo affermare che i mesi che ci aspettano dovranno essere affrontati sotto il segno del coraggio”.
Dichiarazione del Presidente della Federlazio Rieti, Alberto Cavallari
“I dati dimostrano che gli imprenditori reatini hanno dato prova di caparbietà e tenacia “reagendo al Covid”, nonostante le criticità nella realizzazione pratica dello smart working legate alla carenza di infrastrutture nella fibra ottica; gli effetti dell’azione sinergica degli enti pubblici con misure in favore delle imprese hanno rappresentato un porto sicuro ed al tempo stesso un trampolino per la ripresa delle attività. Ripresa che certamente ha visto alcune aziende ancora penalizzate (il riferimento è al commercio al dettaglio, al turismo e all’organizzazione di eventi pubblici) che evidenziata dal dato relativo al calo del ricorso agli ammortizzatori sociali da parte delle imprese. Oggi, però, le imprese e l’intera collettività si trovano ad affrontare un’altra variabile che ha già mitigato le certezze riconducibili allo scenario di inizio anno: ci troviamo davanti ad un conflitto giunto ormai al terzo mese di guerra, e che ha già comportato effetti in termini di aumento delle materie prime, ciononostante è ancora presto per una valutazione complessiva. Sono convinto che un atteggiamento proattivo e la capacità di fare squadra tra enti pubblici, associazioni ed imprese sapranno fornire una risposta in grado di attenuare gli effetti dell’attuale incertezza. “
Dichiarazione del Direttore della Federlazio di Rieti, Mauro Giovannelli
Innanzi tutto vorrei rimarcare l’attendibilità dell’analisi congiunturale semestrale i cui risultati sono stati confermati anche dalle istituzioni presenti all’incontro.
Dai dati emerge che Rieti, nel biennio 2020-2021 ed almeno sino a prima del conflitto Ucraina –Russia, presentava un trend di crescita in linea rispetto alla media regionale. Eccezion fatta per l’export, in cui Rieti è in controtendenza, per il resto l’imprenditoria reatina ha mostrato di saper reagire alla crisi pandemica utilizzando gli strumenti messi a disposizione dalle istituzioni, presentando addirittura un saldo positivo nell’avvio di nuove attività imprenditoriali. E’ indubbio che l’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, anche se nel caso dell’edilizia la causa va ricercata altrove e non nella guerra, rappresentano allo stato una variabile difficile da decifrare, rispetto alla quale la Federlazio intende mobilitare ogni risorsa utile a supportare le imprese associate”.